Salvate il mercatino americano

Il Telegrafo risponde ai lettori

Diego Casali

Diego Casali

Firenze, 21 luglio 2017 - Caro Telegrafo, ho letto con molto interesse il vostro reportage sul mercatino americano confinato e ingabbiato... Con gli inevitabili problemi di fatturato degli operatori e per le loro famiglie. Ma non potrebbero spostarlo? Pietro Nudi​

Caro Pietro, dietro a questa storia ci sono molte variabili, forse troppe. Purtroppo, vien da dire, considerato il fascino che il mercatino americano trasmette da anni a questa città. Un luogo del commercio ambìto anche da chi veniva da fuori e considerava questa esposizione unica in Toscana. Ciò detto, questa è la foto di un passato che difficilmente potrà tornare. Ma il mito americano è ancora forte e, possiamo affermarlo, può (e aggiungiamo, deve) avere un senso anche ai giorni nostri. Intanto perché gli operatori devono poter continuare a svolgere dignitosamente la propria attività commerciale, secondariamente perché ciò che oggi può sembrare desueto, domani potrebbe rivelarsi un’opportunità per la città. Ecco che, in attesa che qualcuno decida per una collocazione diversa e magari più dignitosamente adeguata, si potrebbe almeno provare ad aprire quel benedetto varco, nella gabbia in cui sono confinati i negozi, che gli operatori chiedono da tempo. Per consentire ai croceriesti di passare tra blue jeans e mimetiche americane, magari domandandosi: «Siamo sicuri che questa sia proprio Livorno?».