L'esemplare del bravo

Il commento

Livorno, 15 agosto 2017 - Così come fu per John Ruskin, anche per Carlo Del Bravo potremmo dire di un “apostolo della bellezza”. Prima ancora che grande storico d’arte e docente universitario, Del Bravo fu un intellettuale libero da schemi, da scuole e da ogni potere accademico che, notoriamente, non seppe esercitare nemmeno per i suoi migliori allievi. Un caso anomalo nel mondo universitario. Ma forse, proprio per questo, stimato ed amato.

Per l’Ateneo fiorentino è un grave lutto e un depauperamento della sua ricchezza scientifica e culturale. Carlo Del Bravo, maestro di molti storici dell’arte operanti nelle soprintendenze, negli enti locali e nelle sedi universitarie, è stato un docente apprezzato per il suo rigore metodologico, ma soprattutto per la passione che sapeva infondere nei suoi allievi.

Era nato a San Casciano Val di Pesa nel 1935. Ermeneuta e didatta ineccepibile, si era laureato con Roberto Longhi nel 1959 , aveva esordito con gli studi sulla scultura del Quattrocento senese (1970); non a caso in quel libro, pubblicato con la piccola prestigiosa casa editrice Edam di Pietro Milone, scriveva: “Dedico questo libro a chi mi ha insegnato, a chi mi ha introdotto e sostenuto nella scuola, e ai miei allievi”. Esordì all’insegnamento universitario nella Facoltà di Architettura, assistente di Roberto Salvini, per passare poi a “Lettere”, ove dall’’82 sarebbe stato ordinario di “storia dell’arte moderna”. I materiali delle sue lezioni vanno ad accorpare i nuclei fondativi storici della scuola fiorentina insieme a quelli di Longhi, Salvini, Parronchi, Gregori, Ciardi Dupré.

VA RICORDATO com’egli sia stato storico e critico attento anche alla modernità e alla contemporaneità. I suoi saggi, sempre finissimi e originali furono accolti sulle riviste più accreditate come “Paragone”, “Pantheon”, “Antichità Viva”; parte di quegli scritti furono raccolti nel volume “Le risposte dell’arte”, pubblicato nel 1985. Nel 1997 esce “Bellezza e pensiero”, una raccolta di saggi di storia dell’arte italiana e francese dal Quattrocento al Novecento. Ancora nel 2008, il suo ultimo lavoro, “Intese sull’arte”, raccolta di scritti sul rinascimento, ma anche sui macchiaioli, su artisti contemporanei e persino su bravi fotografi ed un “alabastraio”: a testimoniare come la sua attenzione fosse isotropa e fuori da ogni condizionamento mirando solo alla bellezza.

Direttore della bella rivista “Artista” pubblicata con l’editore Le Lettere, lascia saggi fondamentali sul Beato Angelico, Botticelli, Leonardo, Correggio. Ma lascia, soprattutto, allievi di tutto rispetto, fra cui Carlo Sisi, Ettore Spalletti, Antonio Natali, Beatrice Paolozzi Strozzi, Ettore Colle, Donatella Cingottini, Emanuele Barletti.

Con Del Bravo se ne va una delle rare figure di studioso e intellettuale, operanti con valore, senza rumore.