Allarme delfini in trappola: "Rischiano di morire"

Un esemplare salvato a Livorno. Un altro non ce l'ha fatta

Il salvataggio del delfino nelle acqua del canale scolmatore al Calambrone

Il salvataggio del delfino nelle acqua del canale scolmatore al Calambrone

Livorno, 19 agosto 2017 - UN’ALTRA storia a lieto fine che arriva dal mare. Un altro cucciolo che al mare torna, come le 97 baby tartarughine superstar, venute alla luce in una notte di stelle, sulla spiaggia di Marina di Campo e ormai libere di nuotare nelle acque azzurre dell’Arcipelago Toscano. Stavolta il protagonista è un giovane delfino tratto in salvo, sul gommone dei vigili del fuoco sommozzatori. L’esemplare di tursiope era finito fuori rotta, e stava nuotando all’imboccatura del canale Scolmatore, all’altezza di Calambrone. A segnalare la presenza del mammifero erano stati - giovedì pomeriggio - alcuni passanti. Hanno visto il piccolo cetaceo prendere la «strada» sbagliata forse inseguendo i branchi di muggini che popolano la foce e che rappresentano per i cetacei un boccone prelibato.

MA UNA VOLTA entrato nel canale, non è riuscito più a riprendere la via del mare da solo. Sempre più debole e prigioniero del canale. L’sos ha fatto partire due squadre di sommozzatori, dal comando provinciale e dal distaccamento Porto di Livorno. I vigili del fuoco sub lo hanno avvicinato in acqua. Con delicatezza e cautela, come fosse un bambino spaventato. E il delfino, inizialmente nervoso, si è calmato, accettando di essere issato sul gommone, lo stesso battello «Conero» che ha salvato tante vite umane, nel nostro mare. Col delfino a bordo, il gommone ha fatto rotta verso la Torre della Meloria, al confine con l’omonima area marina protetta, dove il cucciolo è stato finalmente liberato. Purtroppo la stessa sorte non è toccata ad un altro esemplare di stenella che, sempre giovedì 17 agosto, spinto dalle correnti, si è spiaggiato ormai morto ad Antignano. La carcassa è ora all’Istituto zooprofilattico di Pisa e sarà sottoposta a necroscopia per capire le cause della morte. In Toscana si stimano in media 25 esemplari di cetacei spiaggiati ogni anno. L’annus horribilis, con numeri da ecatombe, fu il 2013, quando nel cosiddetto «Santuario dei Cetacei», e in particolare sulle coste tra il Lazio e la Toscana, gli esemplari di delfini morti spiaggiati superarono quota settanta. E di questi, ben 64 appartenevano alla specie stenella, la più comune nelle acque profonde del mar ligure. Epidemia di morbillivirus (il nostro morbillo), si disse, anche se gli esami post mortem rivelarono che quegli esemplari erano pesantemente contaminati da agenti inquinanti (in particolare policlorobifenili e Ddt), che diminuiscono la capacità dei mammiferi marini di reagire alle infezioni.

«IN GENERALE, oltre metà degli animali spiaggiati è rappresentato da stenelle – spiega Arpat Toscana –  che sono anche la popolazione di cetacei più abbondante nei mari toscani (circa 7000 individui) e tursiopi, la specie più costiera, stimata in Toscana con una popolazione di circa 800 individui. Gli spiaggiamenti di altre specie di cetacei, grampo, zifio, globicefalo o capodoglio sono da considerarsi occasionali». La distribuzione geografica degli avvistamenti rispecchia il comportamento e le preferenze di habitat delle varie specie: costiero e a bassa profondità per il tursiope, pelagico (cioè mare aperto) per la stenella. E la specie tursiope predilige le acque intorno all’Elba. Un delfino intenditore, insomma.