«Catena umana nell’inferno d’acqua. Così l’abbiamo strappato alla morte»

Tre paracadutisti raccontano il salvataggio nel nubifragio a Livorno

L'abbraccio dei parà a Filippo (Novi)

L'abbraccio dei parà a Filippo (Novi)

Livorno, 24 settembre 2017 - «SONO i miei angeli custodi». Filippo Meschini, 30 anni, durante la notte della devastante alluvione del 10 settembre che ha messo in ginocchio Livorno ha visto la morte in faccia. Sua moglie Martina non ce l’ha fatta, trascinata dalla furia delle acque impazzite e ritrovata senza vita quasi due giorni dopo, lui invece è stato salvato da tre militari della Folgore di stanza a Legnago che, con sangue freddo e coraggio da vendere, lo hanno strappato da un destino atroce. Gli eroi in divisa sono Biagio Topa, 24 anni, Victor Alfonso Scaccia, 32 anni e Francesco Grasso, 36 anni. Erano a Livorno nell’ambito dell’operazione ‘strade sicure’ e quella notte hanno compiuto un gesto eroico. «Se sono ancora qui – ha spiegato Filippo – è grazie a loro, si sono gettati in acqua senza pensarci su due volte».    A RACCONTARE quanto accaduto intorno alle 4 di quella drammatica notte è Victor Scaccia, 32 anni, originario del Sudamerica, cresciuto in Sicilia e già medaglia d’oro di vittima del terrorismo nel 2011. «Stavamo pattugliando l’area vicino al rio Ardenza – ha detto – perché la polizia stradale ci aveva avvisato delle difficoltà di alcune macchine che a causa del nubifragio non riuscivano più a circolare. Una famiglia da un terrazzo vicino ai Tre Ponti ha richiamato la nostra attenzione. Ci siamo precipitati oltre il muro distrutto dall’acqua di una villa vicino al mare e lì, in un fiume di fango e detriti, abbiamo intravisto Filippo che gridava e chiedeva aiuto. Era molto difficile da raggiungere. Ho provato a nuoto in mezzo ai detriti e al fango, ma non riuscivo ad arrivarci. Mancavano 5 metri, ma sono tornato indietro perché stremato, ho chiamato aiuto». I tre militari hanno così fermato un mezzo di soccorso chiedendo strumenti per il recupero. «Abbiamo dovuto fare una catena umana utilizzando le manichette degli estintori e una tavola da surf che il caporale Grasso si era fatto dare da un signore che abitava vicino – ha aggiunto Victor –, siamo riusciti a raggiungere Filippo, a metterlo sulla tavola da surf e a trascinarlo fuori dal fango per consegnarlo all’ambulanza». Filippo è arrivato in ospedale alle 6 di quella notte. Pochi giorni dopo ha voluto chiamare e ringraziare questi tre ragazzi straordinari che, a sprezzo del pericolo, hanno messo in gioco la loro vita per salvare la sua.