Omicidio di Piombino, l’autopsia scioglie i primi dubbi

Il giovane tunisino freddato nel suo alloggio con almeno tre colpi di pistola. Indagini complicate

Magistrati e uomini della scientifica entrano nel palazzo di via Ferrer per i rilievi

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Piombino, 24 novembre 2017 - Non è morto per l’incendio. Ma per i colpi di arma da fuoco, probabilmente tre, sparati da distanza ravvicinata. All’istituto di medicina legale di Pisa è stata eseguita l’autopsia sul corpo della vittima. Fadhel Hamdi, 32 anni, tunisino, che viveva in un appartamento al secondo piano di un condominio in via Ferrer a due passi dal centro, era stato trovato legato al letto con una catena, semicarbonizzato a causa dell’incendio appiccato alle lenzuola e che si era esteso anche ai mobili. Un incendio che ha cancellato molte tracce rendendo veramente difficile l’opera degli inquirenti. Il pool della procura guidato dal dottor Ettore Squillace che si avvale dei magistrati Fiorenza Marrara e Giuseppe Rizzo, sa di trovarsi di fronte a un caso complicato in cui una o più persone hanno agito con vera professionalità criminale.

Chi ha ucciso il giovane tunisino doveva avere delle ben precise motivazioni, l’azione sembra pianificata nei dettagli, come le monete posate sugli occhi. Inoltre sono stati usati tutti gli accorgimenti per evitare che si sentissero il colpi di arma da fuoco, un silenziatore o un cuscino di fronte alla canna della pistola. Quindi persone abituate ad agire con la freddezza necessaria per uccidere senza provocare troppi “effetti secondari“. Killer spietati. Un profilo criminale che non è comune nella nostra zona. L’autopsia eseguida dal medico legale Marco Di Paolo naturalmente potrà fornire ulteriori elementi oltre alla novità dei colpi di arma da fuoco. E poi bisognerà attendere il risultato del dna per essere certi senza nessun dubbio che la vittima sia Fadhel Hamdi. L’identificazione infatti necessita di questa conferma, in quanto il volto era in parte sfigurato dal fuoco.

L.F.