«Ostaggio a San Pietroburgo. Per pagare il conto del bar»

La drammatica disavventura di un giovane livornese

Marco Vettraino

Marco Vettraino

Livorno, 11 ottobre 2017 - «Quando quell’uomo ha rotto una bottiglia di vetro e me l’ha puntata contro, ho pensato: ‘È finita’. E mi sono messo a piangere, in ginocchio davanti a lui». L’ultimo giorno di vacanza in Russia sarebbe potuto finire in tragedia per un livornese di 24 anni, Marco Vettraino, in ostaggio per quasi 12 ore all’interno di un locale nel pieno centro di San Pietroburgo.

A salvarlo è stata la prontezza della sua famiglia che, una volta percepito il pericolo, ha immediatamente contattato la Farnesina. Da qui il filo diretto con la polizia russa, avvisata dal Consolato generale d’Italia a San Pietroburgo. Marco era partito il 18 settembre da Livorno per un viaggio che ha toccato Svizzera, Estonia e Finlandia. L’ultima tappa era la Russia, dalla quale sarebbe dovuto ripartire lunedì mattina. Bagnino d’estate (lo fa da 10 anni, ultima stagione al bagno La Pace di Forte dei Marmi), turista d’inverno. «Domenica sera – ci racconta – sono andato a mangiare in un ristorante vicino all’albergo. C’erano due ragazze russe a un tavolo vicino, mi hanno invitato a sedermi con loro perché ero da solo. L’ho fatto, e quando siamo usciti mi hanno convinto a fare un’ultima bevuta prima di salutarci». Una parola, due spumantini e si fa più di mezzanotte. «Vado via, domattina ho il volo», dice Marco. E la cameriera porta il conto al tavolo: 800 euro. «In quel momento ho pensato di essere finito nel posto sbagliato – spiega – le carte prepagate non funzionavano, in tasca non avevo più di 100-150 euro. Le ragazze hanno cambiato all’improvviso atteggiamento, ormai avevo capito in che situazione ero finito».

IL SOGNO di un’ultima serata serena si trasforma quindi ben presto in un dramma a tinte inquietanti. Servono i soldi. «Mi hanno chiuso in una stanza e hanno iniziato a minacciarmi – prosegue Marco –, ogni tanto mi davano il wi-fi per poter contattare casa e farmi mandare il denaro. In quei pochi momenti in cui avevo segnale mandavo whatsapp a raffica: amici, parenti, tutti».

È stato proprio uno di questi messaggi che ha fatto scattare la telefonata alla Farnesina da parte di mamma Rosaria, in ansia a Livorno con il babbo e il fratello. Il ministero degli Esteri si è subito attivato e ha cercato di localizzare il ragazzo. «Non riuscivano a trovarmi – dice Marco –. Alle 7 di mattina, quando è arrivata la ricarica sulla prepagata, la banda russa aveva capito che la polizia era al corrente della faccenda. Uno di loro, infuriato, aveva un coltello e mi ha minacciato con la bottiglia rotta, sono quasi svenuto. Mi hanno preso e portato via in macchina verso la banca più vicina per prendere i soldi. Solo che lo sportello non dava più di 5.000 rubli a prelievo (circa 73 euro). Tra l’uno e l’altro – conclude Marco – sono arrivati gli agenti che mi hanno salvato dall’incubo».

«Il lavoro della Farnesina e del Consolato è stato fondamentale – ha spiegato mamma Rosaria –: hanno salvato la vita a mio figlio». «Gli uomini del Consolato – confermano fonti del ministero degli Esteri – hanno poi accompagnato il ragazzo in albergo, consentendogli di prendere il volo per Pisa, via Roma, nella mattinata di ieri».