E' l'ora del decollo

L'editoriale

Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Firenze, 19 novembre 2017 - C’è un momento in cui bisogna dire basta. Anche per la tela di Penelope era arrivato il momento della scelta. E questo vale a maggior ragione quando si è di fronte ad una tela tessuta più o meno da cinquant’anni. Da tanto si parla del potenziamento dell’aeroporto di Firenze per il quale si fanno un passo avanti e uno indietro sullo sfondo di un ormai indecoroso braccio di ferro che condanna all’ignavia. E’ un braccio di ferro che vede contrapposte non solo le ragioni della città di Firenze e quelle dei Comuni della Piana ma anche, tra loro, le altalenanti ragioni di un Pd diviso, e per questo sempre più debole.

A completare il quadro ci si mettono pure i vecchi arnesi dei così detti poteri forti, gli inossidabili laccioli del potere della burocrazia e l’irrisolto dilemma tra vantaggi e danni ambientali. Lunedì scorso è andato in scena l’inusuale corteo in giacca, camicia bianca e cravatta, degli imprenditori fiorentini al "Vespucci". E’ stata la risposta all’ennesimo no dei sindaci della Piana al potenziamento e l’occasione per far ribadire l’ennesimo sì del Comune di Firenze e della Regione alla costruzione della nuova pista.

Resta disarmante sentir dire che l’aeroporto è una decisione politica già presa quando dopo cinque anni si continua a tornare, come nel gioco dell’oca, al punto di partenza. Colpa finale soprattutto della burocrazia? Suvvia. Resta dunque il problema di fondo: Firenze e la Toscana hanno bisogno di un aeroporto degno della potenzialità enorme del territorio in un mondo nel quale la competitività è fondamentale a livello internazionale. Un livello al quale mal si addice la nostra vecchia guerra tra campanili, che se ha un valore di tradizione, di identità e di passione, non ha più senso nel confronto globale.

Ed è indiscutibile, allo stato dei fatti, che l’aeroporto di Firenze non sia all’altezza di un territorio che ha il vantaggio di essere già esso stesso di livello internazionale. E degli affari che da qui devono e possono partire e atterrare. La scelta quindi non è tra le ragioni dei municipi ma tra le ragioni del presente e quelle del futuro che Firenze non avrà, dice il sindaco Dario Nardella, senza la nuova pista.

Rispettando le dovute proporzioni non può essere sfuggita, in questa prospettiva, la dichiarazione di Ferruccio Ferragamo rientrato dalla Cina quando ha detto che là stanno facendo 50 aeroporti e qui si parla di uno da cinquant’anni e che là la disoccupazione è all’1 per cento e qui al 36 per cento. Come dire: inutile poi lamentarsi che economia e lavoro sono in affanno.

Si deve dunque scegliere, anzi si ha il dovere di scegliere, che piaccia o no, tra sopravvivenza e sviluppo. E questa responsabilità compete alla politica che non si può permettere di essere né altalenante né faziosa oltremisura. Il copione del tira e molla e della burocrazia che ostacola non ce lo possiamo più permettere né può valere come giustificazione di impotenza o come alibi di comodo.