Dalla Toscana alla Corea del Nord: "Io, tra i pochi registi al mondo autorizzati a girare"

Nato all'Elba ma cresciuto tra San Gimignano e Siena, David Putortì racconta la sua esperienza

David Putortì

David Putortì

Firenze, 10 giugno 2019 - Un toscano alla corte di Kim Jong Un, il dittatore della Corea del Nord. Lui si chiama David Putortì, è l’aiuto-regia della regista Pepi Romagnoli, che ha girato un documentario di viaggio a Pyongyang, capitale dell’inaccessibile Corea del Nord. Il documentario si chiama “Una gloriosa delegazione a Pyongyang” e sarà proiettato al Cinema Stensen (viale don Minzoni 25, ingresso 8 euro) martedì 11 giugno, alle 21 alla presenza della regista Pepi Romagnoli.

Il film inizia il 25 aprile 2018, quando quattro amici partono per la Corea del Nord con l’intenzione di testimoniare la vita del paese più enigmatico del mondo. La troupe cinematografica di Pepi Romagnoli e David Putortì li segue, la sola autorizzata a girare un film nella Corea del Nord, che proprio in quel momento vive l’emozione dello storico incontro dei due presidenti di Nord e Sud per la Corea Unita. Il loro viaggio termina il 1 maggio a Pechino, dove i quattro amici decidono di chiedere ai cinesi cosa ne pensano del Socialismo e di Karl Marx.

“E’ stato come essere dentro un Truman Show, non solo in termini negativi – dice Putortì, nato all’Isola d’Elba ma cresciuto tra San Gimignano e Siena – E’ un popolo molto gentile, estremamente caloroso e accogliente. Vivono in una specie di bolla isolati dalla realtà esterna, il loro orizzonte è costretto in questo mondo virtuale per certi aspetti commovente e per certi aspetti inquietante. Commovente e inquietante perché nella loro finzione sono sinceri, crescono sin da piccoli con il mito dell’imperialismo dei loro governanti e per loro sono disposti a sacrificare sé stessi”.

Le riprese del film hanno casualmente coinciso con lo storico incontro tra Kim Jong Un e Moon Jae In, i due presidenti della Corea del Nord e del Sud, che il 27 aprile si sono stretti la mano e abbracciati sulla linea di confine che divide il paese dal 1953, con l’obbiettivo di riunificare la Corea. “Tutto questo viene raccontato nel film – ha detto la regista Pepi Romagnoli - nell’eccezionalità dell’evento storico, che appartiene alla macrostoria e che s’intreccia con la microstoria dei percorsi personali ed emozionali dei nostri quattro amici, soprattutto nella loro relazione con i corani”.