’Abituali 21 (Più Uno) racconti al bar’

La presentazione del libro di Luca Falorni . Domani alle 17,45 dall’Associazione NesiCorea

Migration

Non sappiamo se Luca Falorni, professore di lettere alla Casa Circondariale di Livorno, scrittore e videomaker per passione, come nell’aforisma contenuto nel Malpensante di Gesualdo Bufalino, beva per dimenticare o per ricordare. Di certo scrive. E scrive per rievocare, nella forma del racconto, i tanti bar frequentati, alcuni dei quali oggi per sempre serrati, tra Livorno, Milano e chissà quali altre città della sua vita. Ma, prima che il suo Abituali. 21 (più uno) racconti da bar (QultureFelici Editore, pp. 280) faccia il suo esordio in libreria il 24 marzo, una presentazione in anteprima del libro sarà proposta già domani alle 17.45, dall’Associazione NesiCorea (prenotazioni obbligatorie: associazione@ssocianenesi.org). In compagnia dell’autore saranno Michela Rossi e Antonio Celano dell’Associazione Qulture di Carrara, che hanno proposto per la stampa il manoscritto. A seguire, prima del rinfresco, la proiezione del trailer del libro e il documentario La guerra la vinci quando ti accontenti a cura della Antony Perkins Production. Abituali di Luca Falorni, è una serie di racconti in cui il bar è il luogo d’incontro della “fauna” più varia, capace ancora di sopravvivere all’era dei social: da quelli centrali ai più periferici, dai bar storici ai moderni ai tanti di passaggio sulle autostrade. Ogni barista e cliente con la sua vita, la sua storia, l’incontro o il rifiuto, la voglia di parlare di banalità o di sport fosse anche per sentire la propria voce illudendosi di non essere soli. Un affresco con il suo immaginario ironico, comico, a volte sarcastico, supportato da una scrittura sincopata e martellante, sonora e giocosa, non senza una vena di malinconia. Perché, quella che passa, si siede, si svacca, beve caffè o alcol tra i banconi e le sedie è un’umanità sperduta che si rifugia in posti forse ospitali, di sicuro provvisori. Storie che Falorni ripercorre rinnovando la grande tradizione degli Zola e dei Bukowski, dei Bianciardi, dei Miller e dei Baudelaire, così come la cinematografia dedicata ai “barfly” di uno Schroeder o di un Buscemi.

Ha collaborato

Antonio Celano