Addio al maestro buono della cucina

Livorno, è morto Beppe Mancini, titolare da cinquant’anni de ’La Barcarola’, decano dei ristoratori

Beppino Mancini, chi lo conosceva? Pochi davvero. Ma provate a chiedere di Beppino della Barcarola e arriveranno risposte da tutto il mondo. Non c’è da scherzare: Beppino era non solo un’eminenza grigia nel mondo del volontariato e della stessa chiesa cattolica- con relazioni persino ai più alti gradi del Vaticano- ma era stato il portavoce mondiale, come gestore del ristorante storico ma anche come corifeo, del buon “cacciucco” alla livornese, quello con due “c” per il quale aveva fatto scuola dagli Usa all’Australia. Nn si contano le sue apparenze televisive per propagandare l’ex piatto povero della cucina labronica, assurto anche grazie a lui a simbolo del mare verace.

Se n’é andato troppo presto, a sui 72 anni: e fino all’ultimo ha lottato coni denti contro il suo male, che era sembrato curabile. Ci ha lasciato un vuoto consolo come ristoratore riferimento nazionale, ma anche come personaggio: umano, ironico, qualche volta sarcastico, era diventato amico di tanti grandi. Quando il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi tornava nella sua città d’origine, tutti erano sicuri di trovarlo anche alla Barcarola, dal suo amico Peppino. Così più celebrati prelati della chiesa livornese, cos’ artisti e scrittori. Aveva sempre, fino alla fine, un tavolo prenotato per il giornalista e scrittore Aldo Santini. Scomparso nel 2011, che gli aveva a sua volta dedicato un ritratto pieno d’affetto in uno dei suoi libri sulla cucina livornese. Gli esperti lo dicevano: dove mangia “il” Santini si può andare già con l’acquolina in bocca.

Beppino però era molto di più di un raffinato gourmet, riferimento certo per gli altrettanto celebri gourmet. Era un personaggio capace di tessere sottili ma potenti reti dei amicizie e di rapporti “là dove si puote ciò che si vuole”. Sempre con personale modestia , sempre senza prosopopea, ma anche con il pugno di ferro- quando occorreva- sia pur nel guanto di velluto.

Anche il sindaco Luca Salvetti lo ricorda con affetto. "Livorno perde una persona che ha rappresentato la cucina labronica ad altissimi livelli, un uomo intelligente e mite, molto legato alla città – ha detto – il suo sorriso lo ha accompagnato in ogni momento della vita, nel lavoro e nel contatto con gli altri. Sempre stato disponibile al confronto ed accogliente. Il mio ricordo di Beppino Mancini nasce con la mia professione di giornalista e con i numerosi momenti vissuti insieme, per interviste e trasmissioni nel suo locale. Più recentemente, da sindaco, abbiamo lavorato insieme per concretizzare la sua richiesta di intitolare la Rotonda di Ardenza al presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, con cui Beppino aveva un saldo rapporto di amicizia".

Molti a Livorno gli devono molto, Ciao Beppino, chissà se nel tuo Paradiso, che certo ti sei meritato, ti aspettavano a gloria per gustare insieme il tuo cacciucco.

R.L.