"Alluvione, il piano era carente"

Livorno, ieri in tribunale è stata la volta dei periti sull’adeguatezza del sistema di protezione civile

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Sono stati ascoltati ieri in Tribunale, davanti al giudice monocratico Ottavio Mosti, i super periti nominati dalla Procura per far luce sulle cause della tragica alluvione del 9 e 10 settembre 2017 e sulle cause che portarono alla morte di otto persone. Erano in aula gli ingegneri Enio Paris, Pietro Prestininzi, Gabriele Savorani, Domenico Trovato e il geologo Silvano Carmignani. In aula anche l’ex sindaco Filippo Nogarin – unico rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo – con il suo avvocato Sabrina Franzone. Secondo il pull di periti "il Piano di protezione civile ancora vigente nel settembre 2017 prevedeva procedure solo per salvaguardare la viabilità più a rischio allagamenti, ed era carente perché non aveva recepito le normative in vigore da anni e il Piano di assetto idrogeologico regionale che individuava le aree a rischio idraulico con grave sottovalutazione del rischio idaulico attribuita a Leonardo Gonnelli che firmò il vecchio Piano di Protezione civile e la sua revisione del 2014". Sul piano organizzato però "a noi risulta che la protezione civile comunale – sempre i periti – fu modificata privandola nel 2017 delle competenze tecniche del geologo Leonardo Gonnelli. Così durante alluvione non c’era nessun tecnico con competenze specifiche. C’era il geometra Luca Soriani che gestì l’evento". Ancora per i periti della Procura: "Il sindaco Nogarin fu informato da Soriani alle 15 di sabato 9 settembre 2017 dell’allerta meteo di colore arancione diramato dalla Regione. Nonostante questo non coordinò la struttura di protezione civile e non attivò il Centro Operativo Comunale di protezione civile (Coc)". L’avvocato Franzone: "Con allerta arancione non è obbligatorio aprire il Coc del Comune e non è automatico che si instauri una situazione di emergenza, tanto più che le precipitazioni più intense erano previste per la domenica. Nei fatti la bomba d’acqua cadde con ore di ancitipo". Ieri i periti della Procura hanno poi riferito che per l’abitazione della famiglia Garzelli, il tristemente noto seminterrato di via Rodocanacchi "nella pratica edilizia del febbraio 2001 fu chiesto e autorizzato il cambio destinazione d’uso per parte dei locali seminterrati (erano magazzini) per i quali fu data l’abitabilità. Nel 2012 fu presentata la Scia per modificare il resto dei locali del seminterrato. In entrambi i casi si violò il regolamento edilizio".

Monica Dolciotti