Amici dei Musei, a caccia di storie nella scia dei Medici

Il tour a piedi svela la Livorno del Seicento

Gli Amici dei musei, sezione giovani, in partenza dai Quattro Mori (Novi)

Gli Amici dei musei, sezione giovani, in partenza dai Quattro Mori (Novi)

Livorno, 19 maggio 2019 - Le bici non c’erano, complice un meteo ballerino. Ma gli Amici dei musei, sezione giovani, non si sono lasciati scoraggiare e il tour che ieri pomeriggio era previsto sulle due ruote si è svolto a piedi: partenza dai Quattro Mori per poi addentrarsi nel cuore del centro storico. E’ una nuova forma di turismo, lento e di tipo ‘cittadino’, che promuove le bellezze artistiche e architettoniche con un percorso a tappe e a tema.

«Stavolta si va a caccia di storie e aneddoti del Seicento, legate alla famiglia dei Medici» ha spiegato Federica Peraboni. «Frequentiamo luoghi diversi dal solito, in cerca di opere d’arte, come è stato nelle edizioni precedenti di questi tour che hanno spaziato già tra Quattrocento e Cinquecento – ha spiegato Jacopo Suggi – Il Seicento è invece il secolo dell’exploit, quello in cui Livorno nasce, anche se l’insediamento era già presente. La città è strettamente legata alla famiglia regnante, i Medici. Il padre putativo della città, alla quale era molto legato, è Ferdinando Primo che. Grazie ai suoi 15 anni di regno e di governo granducale la città viene rivoluzionata, destinando alla nascente Livorno molte cure mettendo in atto un programma propagandistico».

 Poi il tour ha mosso i primi passi, partendo dal simbolo cittadino per eccellenza, i Quattro Mori. «Il monumento ha livelli di lettura diversi, innanzitutto si inserisce in quel contesto classico tra vincenti e perdenti. Che non vuol dire necessariamente schiavi e padroni – ha aggiunto Suggi – Siamo di fronte a quattro sconfitti, ma con una dignità che lo scultore ‘racconta’ molto bene. Il monumento viene identificato come ‘Dei quattro Mori’, non ‘Di Ferdinando’ ed è molto amato. Può leggersi come espressione dei quattro continenti che fino allora erano stati scoperti, oppure anche come simbolo delle quattro età rappresentate». Quanto alla genesi, «accade che Ferdinando Primo vuole effigiarsi per aver riportato importanti vittorie come capitano della flotta di Santo Stefano – racconta ancora Suggi – Viene chiamato Pietro Tacca, al quale viene chiesto per prima cosa il basamento per la statua di Ferdinando. Poi viene messa una prima coppia e infine una seconda coppia di mori».

Nell’imboccare via Grande verso il Duomo, uno stop alle fontane del Tacca in piazza Colonnella: «Due repliche, eseguite con gli stampi originali, furono finanziate nel secondo dopoguerra dal Comune», dice Suggi. Poi la visita alla cattedrale che custodisce opere di artisti come Passignano, Ligozzi, e Curradi. Tra le successive opere narrate se ne sono incontrate alcune di altri grandi come Rosselli, Susterman, Bilivert, Luca Giordano, Ficherelli. Molti aneddoti interessanti in particolare riguardo alla Chiesa della Madonna con i vari altari dedicati e a Palazzo Civico, che spesso è vissuto da un lato non artistico. Fino alla chiesa di San Giovanni.