Livorno, 2 settembre 2023 – Il piccolo Marcus, due anni e mezzo, è morto il 18 agosto in ospedale a Livorno. Il bimbo, soccorso nella notte tra il 16 e il 17 agosto, aveva politraumi in varie parti del corpo. "Aiuto, il mio bambino non respira”, la donna è in strada con il figlio in braccio. Inizia una corsa disperata al pronto soccorso mentre il piccolo perde sangue dalla bocca. Il medico tenta di rianimarlo, il piccino perde conoscenza, è in arresto cardiaco e le condizioni sono disperate quando arriva nella shock room all’ospedale.
La madre aveva raccontato che il bimbo si era improvvisamente sentito male durante la notte dopo aver trascorso una giornata ad un parco giochi a Tirrenia, cadendo da uno scivolo.
A distanza di due settimane, dopo le indagini della squadra mobile di Livorno, la vicenda assume un contorno ancor più drammatico. La mamma di Marcus, 38 anni, è finita in carcere con un accusa pesantissima, quella di omicidio premeditato. L’arresto della donna è avvenuto ieri nella sua casa a Torino. Ora è nel penitenziario di Pisa a disposizione dell'autorità giudiziaria in attesa dell'interrogatorio di garanzia
Decisiva la visione delle immagini delle telecamere, che avrebbero inquadrato la situazione in modo diverso rispetto al suo racconto.
Marcus era in vacanza con la mamma, e ed è morto poche ore prima che la donna lo riconsegnasse al padre, affidatario esclusivo del bambino. La notte del 17 agosto la madre si era presentata al pronto soccorso di Livorno parlando di un malessere del figlio come conseguenza di una doppia caduta allo scivolo.
Nelle ore successive le cronache parlarono di disperata corsa in ospedale della donna per salvare il figlioletto. Ma poi l'esame delle immagini delle telecamere avrebbero inquadrato diversamente la situazione. Il pomeriggio precedente la 38enne è vista dagli obbiettivi mentre col figlio entra in un condominio nel rione di borgo Cappuccini, il palazzo dove alloggiavano.
Il bimbo la seguiva a piedi, camminava. Poi, dopo oltre 11 ore la donna esce con Marcus tenuto in braccio, probabilmente era già morto se non in agonia. L'ipotesi degli investigatori è che il decesso sia da attribuire a un'azione volontaria, forse per una caduta causata da uno dei piani alti del condominio.
Nello stabile la Scientifica ha repertato campioni da sottoporre a esami di laboratorio. Anche l'autopsia incastrerebbe la 38enne: il suo racconto verrebbe smontato dagli accertamenti medico legali che rilevano nel bimbo gravissime lesioni, politraumi tali da impedirgli di muoversi in autonomia.
Inoltre, sul 16 agosto gli investigatori hanno ricostruito che ci furono numerosi spostamenti fatti dalla donna col piccolo al seguito. In ultimo, appunto, il rientro al palazzo in zona Cappuccini da dove Marcus uscirà agonizzante in un fardello.
Dunque, per gli investigatori la versione data dalla donna ai sanitari e poi alla polizia è priva di base logica e contrasta con le indagini. E i magistrati non le credono. Il gip le attribuisce gravi indizi di colpevolezza e la considera «pericolosa», anzi può concretamente scappare all'estero, anche rimpatriando nella Repubblica Dominicana, ma soprattutto può rifare il reato, c'è 'pericolo di reiterazione del reato di omicidio.
Lo stesso contesto familiare è critico e la procura lo ricostruisce con la squadra mobile con atti del tribunale civile di Torino. L'arrestata il 17 agosto avrebbe dovuto rendere il figlio al padre a fine vacanza per gli effetti di decisioni del tribunale torinese che all'uomo affidano il bambino in via esclusiva nell'ambito dell'esercizio della potestà genitoriale.
Tra i motivi, erano emersi disturbi della personalità della 38enne, circostanza che ha richiamato l'attenzione dell'autorità giudiziaria livornese. Un caso simile in Toscana avvenne all'Argentario davanti alla Feniglia (Grosseto) il 9 agosto 2011 dove una commercialista romana all'epoca 48enne uccise il figlio di 16 mesi annegandolo dopo essersi allontanata dalla spiaggia con lui su un pedalò. Secondo una ricerca in Italia nell'ultimo ventennio oltre 480 bimbi sono morti ammazzati dai genitori; nel 60% dei casi sono le madri che li uccidono.
Sono le 4,56 una chiamata al 112, le urla di una donna «Aiuto, il mio bambino non respira». In pochi minuti arriva l’ambulanza con medico a bordo, la donna è in strada con il figlio in braccio, corsa disperata al pronto soccorso mentre il piccolo perde sangue dalla bocca, un’emorragia interna. Il medico tenta di rianimarlo, il piccino perde conoscenza, è in arresto cardiaco e le condizioni sono disperate quando arriva nella shock room all’ospedale