"La bellezza non aiuta a dirigere l’orchestra"

Beatrice Venezi debutta domani al Goldoni alla guida del Maggio. "Mi consola l’affetto del pubblico per come svolgo il mio lavoro"

Beatrice Venezi torna a Livorno dopo il successo del 2017

Beatrice Venezi torna a Livorno dopo il successo del 2017

Livorno, 1 febbraio 2020 -  «E’ un grande riconoscimento lavorare col Maggio, con cui avevo già collaborato nel 2015 per ‘Candide’ di Bernstein, come assistente di John Axelrod". Beatrice Venezi è felice di tornare a Livorno che nel 2017 l’aveva applaudita nella Manon Lescaut: domani alle 17 sul podio del Goldoni debutta come direttore dell’Orchestra del Maggio. La ventinovenne musicista lucchese ha allestito un programma con le musiche di Ermanno Wolf-Ferrari e Giuseppe Martucci e la Sinfonia n. 39 K 543 di Mozart. "Il repertorio italiano si conosce quasi esclusivamente per l’opera, mentre si prende in poca considerazione quello sinfonico che a me piace molto", spiega.  

Su questa linea ha costruito anche il suo primo album? "Che è un traguardo e un punto di partenza su cui ho fermato qualcosa del mio pensiero musicale. In ‘My journey-Puccini’s symphonic works’, che ho realizzato recentemente con l’Orchestra della Toscana, Puccini si esalta nel far cantare l’orchestra".  

L’album celebra il suo connubio con l’Ort di cui da maggio sarà direttore ospite principale... "E’ l’evoluzione di una collaborazione che dal 2012 mi ha visto suonare spesso in quella orchestra piano e tastiere. L’Ort ha un’attitudine giovane nell’apertura verso il pubblico. Ho sempre cercato di far apprezzare a un pubblico ampio la classica, un tempo il pop dell’epoca".  

L’ha ribadito nel libro ‘Allegro con fuoco’? "E’ un libro sulla divulgazione che ribadisce il mio entusiasmo per fare musica con musicisti ogni volta diversi che vado a dirigere. E’ interessante far riflettere la gente sulla musica classica come un patrimonio comune".  

Essere una bella donna aiuta in ambito musicale? "No, per niente. L’altro giorno leggevo una recensione che sosteneva che la mia avvenenza avrebbe creato interesse mediatico verso il mio disco. Talvolta anche nei miei concerti c’è chi guarda più al mio look, alla mia visibilità che a come dirigo. Mi consola l’affetto del pubblico. I concerti si fanno per comunicare con la gente. Che poi, magari, riempie i teatri forse anche grazie al sorriso di una giovane entusiasta del suo lavoro".  

La sua femminilità, il non dirigere in frac, avvicina la gente ma allontana una parte di accademia? "Sono una convinta assertrice della modernità della tradizione, ma a 29 anni è logico interessarsi anche a qualcosa di più leggero, come la moda. Fa parte di una ricerca estetica che in qualche modo ha contribuito ad avvicinare il pubblico".

Giovanni Ballerini