"Bioraffineria e lavoro Uniti si vince, ora il patto"

Zannotti (Cgil) soddisfatto per il mantenimento del polo industriale Eni. Il sindacato tuttavia vigilerà sul rispetto delle promesse e sul progetto

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Non fa passare nemmeno 48 ore dalla comunicazione di Eni che subito la Cgil convoca una conferenza stampa al quartier generale di via Giotto Ciardi e si mette la medaglia al petto sull’operazione bioraffineria che non era per niente scontata fino a poco tempo fa.

"Siamo soddisfatti – dice il segretario provinciale della Cgil Fabrizio Zannotti – perché da tre anni la Cgil si batte per difendere questo sito produttivo. Grazie all’unità di tutte le organizzazioni sindacali è stato raggiunto una risultato importante. Se marciamo uniti si vince".

L’attenzione sulla raffineria di Stagno era diventata un allarme quando, proprio un anno fa, il colosso italiano dell’energia annunciò la chiusura della linea carburanti. "Fu un segnale preoccupante – aggiunge Gianluca Persico Filcten – a marzo siamo andati al Ministero per discutere sul futuro di Eni a Livorno. Importante è stato il Decreto legge energia che ha riaperto nuove prospettive per investimenti anche sul nostro territorio".

Ed ecco, a distanza di pochi mesi, il progetto che prevede la realizzazione di una bioraffineria mantenendo l’impianto lubrificanti e l’impianto blender. Il progetto dovrebbe essere pronto entro la fine del 2023 per andare a regime nel 2025-2026. Si tratta della conferma di 400 occupati diretti e 600 indiretti e visto il rilancio del sito industriale, anche Edoardo Lisi Filcams è ottimista nel mantenimento dei servizi accessori per la gestione del sito: "Non si perderanno posti di lavoro, per noi questa è una priorità". Anzi: "Nella fase costruzione ci sarà sicuramente un aumento di personale – dice Davide Romagnani Fiom – che speriamo dia risposte al territorio. Per questo lancio un appello alle aziende locali, che riescano a offrire quelle professionalità che Eni richiede perché non è vero che piccolo è bello. Apriremo un tavolo per capire come aiutare la formazione del personale". Romagnani, che viene da quella vicina Piombino dove i progetti industriali sono stati solo belle promesse, ha però qualche timore: "Prima di tutto aspettiamo il piano industriale per passare dalle parole ai fatti. Si parla di un investimento importante di 500 milioni di euro e vogliamo capire chi lo farà. Chiediamo anche che ci sia un allineamento sui tempi di spegnimento e di entrata in funzione dei nuovi impianti. E infine a Eni dico: alcune aziende dell’indotto sono claudicanti anche sui pagamenti. Attenzione dunque alle imprese che operano in quel comparto industriale". Ora il sindacato di via Giotto Ciardi aspetta la convocazione al tavolo ministeriale perché un semplice comunicato stampa diventi un patto su carta.

Michela Berti