Terrore nell’ascensore del castello. "Bloccati per un'ora. Non respiravamo più"

Una comitiva 'in ostaggio' per un’ora. Intervento dell’ambulanza. E' successo in provincia di Massa Carrara a una comitiva di lunigianesi e amici provenienti da Livorno

Bloccati in ascensore (foto di archivio)

Bloccati in ascensore (foto di archivio)

Pontremoli (Massa Carrara),  20 agosto 2018 - Ancora poco e si sarebbero trovati sotto un cielo di stelle nello splendido scenario del castello del Piagnaro di Pontremoli. Ma la serata di una comitiva di lunigianesi e amici provenienti da Livorno, si è interrotta sul più bello all’interno dell’ascensore che sale fino al maniero. Un’ora da tregenda fra caldo, buio e malori dovuti a stress e claustrofobia, senza la possibilità di telefonare a nessuno fino al provvidenziale intervento di un tecnico specializzato. Il modo peggiore per concludere la serata organizzata da Federica Cassiani, 27enne di Pontremoli e dallo zio Vittorio Sozzi di 57 anni: «Ho invitato il mio ragazzo livornese, sua sorella e alcuni amici a ‘Medievalis’ – racconta Federica, che ha insegnato anche alle scuole medie spezzine ed è conosciuta per la sua attività di arbitro di calcio – volevo anche portarli tutti al castello del Piagnaro».

Roba di pochi minuti fra tunnel e ascensore, in un tragitto così breve da convincere a salire anche un ragazzo della comitiva affetto da claustrofobia. Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo appena l’ascensore è partito. «E’ andata via la luce, ci sono stati due lampi improvvisi e abbiamo sentito uno strattone. Ci siano ritrovati tutti e sei fermi nel buio senza la possibilità di telefonare perché in quel punto i cellulari non hanno linea. Eravamo in ostaggio». L’unico contatto col mondo esterno è stata la chiamata di emergenza fatta col pulsante di allarme dell’ascensore. «La ragazza della reperibilità ha cercato di tranquillizzarci dicendo di aver già chiamato un tecnico», arrivato da Spezia dopo circa 40 minuti.

Nel frattempo all’interno della cabina sono iniziati i problemi dovuti sia al caldo («i ragazzi si sono tolti la camicia») che alla claustrofobia di uno degli amici livornesi. «Ha cominciato a sentirsi male, poi ha smesso del tutto di parlare era come assente: stava male e si vedeva. Non si riusciva più a respirare dal caldo così per far entrare un po’ d’aria abbiamo dovuto smontare i faretti dal soffitto. Poi non so quanti pugni alle parete abbiamo dato per farci sentire da qualcuno».

Alcuni turisti hanno sentiti i colpi, il personale del castello del Pignaro ha subito avvertito il vicesindaco Manuel Buttini che ha chiesto l’intervento dei vigili del fuoco e l’ambulanza della Misericordia in servizio a Medievalis. Cinquantasette lunghissimi minuti intrappolati in quella scatoletta stretta e afosa, poi grazie all’intervento del tecnico «l’ascensore ha cominciato a muoversi verso il basso, ci siamo ritrovati al piano terra da dove eravamo partiti». All’uscita i sanitari dell’ambulanza hanno verificato le condizioni dei «prigionieri». «Alla fine ci siamo ripresi tutti, qualcuno ha sempre mantenuto la calma, altri hanno avuto bisogno di più tempo». Il finale? Kafkiano. «Alcune persone in attesa non credevano che fossimo rimasti intrappolati, pensavano fosse uno scherzo. Invece siamo rimasti un’ora intrappolati lì dentro per davvero».

Claudio Masseglia