Campo nell’Elba (Livorno), 11 luglio 2024 – I fenomeni naturali spaventano l’uomo dalla notte dei tempi, succede anche oggi nonostante l’accesso a competenze e tecniche avanzate. Certo, il boato del 20 giugno avvertito soprattutto all’Isola d’Elba e sulla costa meridionale della Toscana è stato forte, molto forte, tanto da far tremare le case. Poche ore dopo gli esperti avevano già spiegato la causa più probabile e già il giorno dopo, con una relazione scritta, si confermava che con tutta probabilità era stato un meteorite a provocare il fortissimo evento sonico, un’onda di pressione molto forte proveniente da Montecristo, dove a una settantina di km di altitudine il bolide si è schiantato nell’atmosfera terrestre, andando in frantumi. Un evento naturale non raro: succede tutti i giorni nel mondo. Come è stato di nuovo spiegato mercoledì sera a Campo nell’Elba, durante un incontro promosso dalla protezione civile con tre comuni dell’isola, l’Università di Firenze e l’Istituto geofisico Toscano. Incontro che ha confermato quanto già era stato detto e scritto settimane fa sulla natura dell’evento anche se l’incontro è stato aperto con le singolari parole “ad oggi non abbiamo avuto nessuna spiegazione convincente”; in realtà la spiegazione più che convincente era stata data già poche ore dopo il boato dagli stessi relatori dell’incontro di ieri sera, cioè il geologo Andrea Fiaschi, il suo collega Marco Morelli, direttore della Fondazione Parsec che gestisce fra l’altro l’Istituto geofisico toscano e il Museo italiano di scienze planetarie di Prato, e il geofisico Emanuele Marchetti.
E’ stato così ribadito che non si è trattato di un terremoto né di un boom sonico, ipotesi presto scartate dall’osservazione dei tracciati e dall’analisi dei dati dei sismografi. L’ipotesi ampiamente più probabile (e di fatto l’unica in campo) sulla base dei dati disponibili è quella di un bolide, cioè un corpo roccioso, un piccolo meteoroide, che entrando nell’atmosfera terrestre si è disintegrato provocando un fenomeno sonico di grande potenza, come registrato dalla stazione di rilevamento di Seccheto. Impropriamente, per facilità di comprensione talvolta si parla di meteorite, che però sarebbe l’eventuale frammento del bolide sopravvissuto all’impatto con l’atmosfera e caduto a terra (o, come in questo caso, in mare). Tuttavia l’evento resta sotto osservazione per cercare di comprenderlo meglio.
L’unico dato nuovo emerso è la stima della potenza, calcolata intorno al chiloton, cioè l’equivalente di mille tonnellate di tritolo. Un bel botto, per capirsi la bomba atomica di Hiroshima era attorno ai 15 chiloton, ma su certe grandezze non così impressionante. E per fortuna non ci sono state conseguenze: è raro, ma in caso di corpi più grandi nel corso della storia sono avvenuti impatti disastrosi. Basti ricordare uno degli eventi più celebri: Tunguska, nel 1908, quando furono rasi al suolo milioni di alberi. O, in tempi più recenti, Čeljabinsk, negli Urali, nel 2013, con migliaia di edifici danneggiati e centinaia di feriti, con una esplosione stimata sui 300 chiloton (trecento volte più forte di quella elbana).