Capraia, risolto dopo vent'anni il giallo del cadavere

Il corpo di un uomo venne trovato in mare nell'estate del 1998. Un commissario in pensione, Ilario Sartori, ha risolto il caso nel gennaio scorso

Isola di Capraia (Livorno)

Isola di Capraia (Livorno)

Livorno, 15 marzo 2019 - A distanza di più di vent’anni il cadavere trovato il 18 luglio del 1998, nelle acque a nord-ovest dell’isola di Capraia, ha un nome: Zlatko Brajko, nato il 12 maggio del 1964. A fare la differenza è stata la tenacia del commissario di polizia Ilario Sartori che, pur essendo in pensione dal giugno del 2016, ha continuato a lavorare sul caso venendone a capo non più tardi di tre mesi fa. È stata una meticolosa ricerca su internet, in lingua inglese e nei siti che parlavano di persone scomparse, a fornire una svolta attesa da più di due decenni. La vicenda del cadavere rimasto per anni senza nome è stata infatti protagoniste delle cronache a lungo tempo, più volte definita ‘il giallo dell’arcipelago’. Il corpo di Brajko venne infatti trovato completamente nudo, tranne una fede portata all’anulare con l’incisione interna, un orologio Casio e una scarpa numero 47. L’autopsia, svolta all’epoca del dottor Luigi Papi, confermò la morte per annegamento senza rilevare nessun’altra anomalia, evidenziando però un particolare che anni dopo avrebbe fatto la differenza, ovvero che il cadavere poteva essere di un uomo dell’est tra i 30 e i 35 anni. I tanti tentativi di rintracciare i familiari andarono tutti a vuoto, così come la partecipazione al programma ‘Chi l’ha visto’ da parte degli investigatori. Il corpo, mesi dopo, venne quindi tumulato al cimitero dei Lupi.

A lungo gli investigatori hanno sperato di arrivare a capo della questione, indagando e approfondendo ogni dettaglio. Uno su tutti l’incisione ‘Caterina’ all’interno dell’anello ritrovato al dito del cadavere. La moglie, venne ipotizzato all’epoca, ma anche da quel punto di vista, pur incrociando i dati dei matrimoni con il giorno e il nome dell’ipotetica consorte non risultò niente. Nel gennaio scorso la svolta. Sartori durante una ricerca web si imbatte in un portale dedicato alle persone croate scomparse. Mezzi che all’epoca delle ricerche ovviamente non c’erano. È statala fossetta sul mento della persona in una di queste foto a colpire Sartori, rispetto alla quale combaciava anche la data di scomparsa. Da lì il contatto con l’ufficio di frontiera marittima e la comparazione tra l’impronta dello scomparso e quelle del cadavere rilevate a suo tempo dalla scientifica. Il responso confermava: il cadavere ritrovato era di Zlatko Brajko, morto a 34 anni. Caterina, il nome all’interno della fede che portava all’anulare, era riferito alla moglie, di nazionalità italiana e ora residente nel sud Italia.

«Chiudo definitivamente una pagina della mia carriera. Ma non potevo farmi una ragione del fatto che una famiglia avesse perso un proprio caro e non sapesse minimamente che fine avesse fatto». Il commissario Ilario Sartori è andato in pensione nel giugno del 2016 ma il fascicolo del cadavere senza nome ritrovato a Capraia nell’estate del 1998 è stato a lungo sulla sua scrivania. «Con i mezzi che avevamo all’epoca era difficile fare più ricerche – ha detto – Basti pensare che i fax con carta chimica col tempo sono diventati illeggibili e non sappiamo con certezza chi ha risposto ai nostri appelli oppure no, oggi invece le tecnologie ci sono. Comunque sia questo era l’unico caso che non ero riuscito a risolvere. Diciamo che mi prendo il merito, anche se si tratta di una storia triste. Ho sempre pensato ai familiari di questa persona, alle feste passate anno dopo anno senza il proprio caro e senza sapere che fine avesse fatto». A COLPIRE il ricordo del commissario Sartori è stato un particolare del volto della foto intercettata sui siti stranieri. «Era capodanno – ricorda Sartori – e stavo facendo delle ricerche in lingua inglese su siti di persone scomparse quando su una sezione dedicata alla Croazia ho visto una fossetta sul mento che mi ricordava quel corpo. Pensando a quanto disse il medico legale ho creduto di essere vicino alla soluzione. La comparazione dei polpastrelli ha dato poi conferma di tutto questo. Adesso – conclude Sartori – posso ‘morire’ soddisfatto, non lascio pendenze»

Paolo Biagioni