Livorno, badanti e colf evasori totali: i controlli della Guardia di Finanza

Diversi i casi scoperti dalle Fiamme Gialle. Gran parte del denaro veniva inviato all'estero

Guardia di finanza (repertorio)

Guardia di finanza (repertorio)

Livorno, 2 dicembre 2022 - Badanti e colf evasori totali perchè omettevano «sistematicamente di dichiarare il reddito percepito dall'attività lavorativa», incassando a nero gli stipendi che, spesso, avrebbero inviato all'estero. Oltre 2 milioni di euro l'importo complessivamente non dichiarato da circa 60 persone, secondo quanto spiega la guardia di finanza di Livorno che ha condotto i controlli.

Tra i casi più emblematici, segnala la Gdf, quello di una colf che avrebbe omesso di dichiarare oltre 60mila euro: «All'atto del controllo ha voluto sanare immediatamente la sua posizione debitoria con il fisco italiano». In particolare, si spiega, collaboratrici domestiche sono «risultate evasori totali poiché, pur avendo percepito redditi superiori alla soglia di esenzione (ovvero 8mila euro), non hanno provveduto alla presentazione della prevista dichiarazione dei redditi. Le attività ispettive sono scaturite dall'analisi sia di diverse segnalazioni pervenute da cittadini e soggetti che svolgono in regola questo lavoro, sia da connessa autonoma attività info-investigativa e analisi di banche-dati. È stata particolarmente approfondita la posizione dichiarativa di cittadine straniere operanti nel settore del lavoro domestico quali colf e badanti».

Per questa particolare categoria di lavoratori, le Fiamme gialle ricordano che «il datore di lavoro non rientra tra i sostituti d'imposta e che lo stesso ha quindi solo l'obbligo di rilasciare una dichiarazione dalla quale risulti l'ammontare delle somme erogate nell'anno e di dare comunicazione all'Inps dell'assunzione del lavoratore, invece l'obbligo dichiarativo rimane autonomamente in capo al collaboratore domestico».

I controlli sono stati condotto dai finanzieri del gruppo Livorno e anche dalla compagnia di Cecina e dalla tenenza di Castiglioncello. Oltre a incassare 'in nerò gli stipendi, «i soggetti controllati fruivano dei servizi pubblici sanitari e assistenziali. Addirittura taluni dei controllati maturavano una (falsa) posizione contributiva che gli consentiva a fine rapporto di richiedere anche la cosiddeta Naspi, ossia il sussidio di disoccupazione, senza versare alcuna imposta allo Stato».