Cresce l’export italiano di acciaio, ma Piombino perde il 68%

La crisi Jsw Steel fa uscire la città dai primi 20 siti italiani

È cresciuto del 51,7% l’export italiano di prodotti della siderurgia, tubi e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio nel 2021, passando da 14,8 a 22,5 miliardi di euro. Ma Piombino esce fuori dai primi venti siti produttivi italiani. Nel 2020, si era registrato un calo del 18,6% in valore. Emerge dall’analisi dell’ufficio studi siderweb su dati Istat. Le esportazioni dei primi 20 poli siderurgici italiani sono passate da 12 a 19 miliardi di euro, con un incremento del 58,2%. Variazioni positive molto più alte della media sono state registrate ad Alessandria (+153,4%), Verona (+102%), Mantova (+89,8%), Genova (+84,9%), Brescia (+67,6%), Taranto (65,2%) e Cremona (64,5%). Di contro, variazioni positive sotto la media ci sono state a Bergamo (+9,1%), Ravenna (+26,8%), Vicenza (+31,7%), Forlì-Cesena (38,3%), Monza e Brianza (+41,8%) e Torino (+44,1%). "La riduzione dell’export tra 2008 e 2021 è molto più marcata - sottolinea Gianfranco Tosini, dell’ufficio studi siderweb - dov’erano presenti le aziende siderurgiche di maggiori dimensioni. Nella provincia di Taranto (dove ci sono le Acciaierie d’Italia, ex Ilva) sono diminuite del 78,2%, relegandola all’ultimo posto nella classifica dei primi 20 poli italiani. Nella provincia di Livorno (dove opera Jsw Steel Italy, ex Lucchini Siderurgica di Piombino) si sono ridotte del 68,3%, causando l’esclusione dai primi venti poli siderurgici italiani".