"Ho donato un rene al mio amico sacerdote"

Livorno: il gesto di generosità di don Eustache che ha salvato la vita al prete don Jean Michel, entrambi originari del Congo

Don Eustache e don Jean Michel alla conferenza stampa

Don Eustache e don Jean Michel alla conferenza stampa

Livorno, 13 maggio 2021 - «Abbiamo assistito a un gesto di straordinaria bellezza che ci offre un’occasione per riflettere. Due sacerdoti africani si incontrano in Italia, a Livorno, diventando amici e da quell’amicizia scaturisce un dono grande, esempio di una vita vissuta secondo il Vangelo: non c’è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici" ha detto il vescovo monsignor Simone Giusti.

E’ la singolare storia di un incontro tra due sacerdoti della diocesi di Livorno che ha avuto per protagonisti, Eustache Ntambwe Makoyo della Repubblica Democratica del Congo, il donatore, ed un collega molto noto in città Jean Michel Moukouba Bamana, il ricevente di un singolare e raro trapianto di rene da vivente con tecnica robotica tra soggetti con sangue non compatibile effettuato il 3 marzo scorso al Policlinico di Modena. Per don Jean Michel si prepara il rientro in parrocchia il 21 maggio, mentre don Eustache dovrà trascorrere ancora un anno in Italia prima di tornare alla sua diocesi nella Repubblica democratica del Congo.

Entrambi godono di buona salute ma il percorso che ha portato alla decisione dell’intervento chirurgico è stato lungo. Nel corso della valutazione clinica di fattibilità del trapianto era stata riscontrata un’incompatibilità di gruppo sanguigno che rischiava di compromettere la possibilità dell’intervento. Per superarla è stata utilizzata una tecnica, praticata in pochissimi centri in Italia, che permette di bloccare nel sangue del ricevente gli anticorpi che altrimenti si attiverebbero contro il sangue del donatore.

A rendere possibile questo risultato sono stati il professor Fabrizio Di Benedetto, direttore della Chirurgia Oncologica, Epato-Bilio-Pancreatica e dei Trapianti di Fegato, il professor Gianni Cappelli, direttore della Nefrologia, e il professor Massimo Girardis, direttore della Anestesia I del Policlinico Modena ed i loro assistenti che il sacerdote livornese ha voluto espressamente ringraziare uno per uno insieme agli infermieri che i sono prodigati al suo letto per 55 giorni, tanto è durata la degenza. "Mi sono ricordato di quello che avevo appreso in seminario – dice don Eustache – della storia del vescovo del seminario che aveva ricevuto il rene da un parente. Così mi sono offerto. Questo è successo tre anni fa e dopo mi sono presentato a don Jean Michel dicendogli che io ci sarei stato".

La disponibilità di Eustache però è stata inizialmente accolta con scetticismo dal parroco livornese. "Ho dovuto insistere più di un anno, facendo intervenire numerosi amici" continua don Eustache. Solo più avanti il sacerdote livornese si è convinto a chiedere "l’opportunità di vivere ancora un poco". "Siamo tanti nella mia famiglia" spiega don Jean Michel "ma nessuno mi ha fatto questa proposta".

Alberto Greco