Elba, arrestato il viceprefetto. Perquisizioni in tutta Italia / VIDEO

In manette anche un affiliato della 'ndrangheta, altri sette ai domiciliari. L'operazione della Guardia di finanza

Guardia di Finanza

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Portoferraio, 31 maggio 2018 - Il viceprefetto reggente l'ufficio della prefettura dell'isola d'Elba, Giovanni Daveti, 66 anni, e un membro di una famiglia della 'ndrangheta operante in Piemonte (61 anni, che fu mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Cacciasono stati arrestati in un'operazione della Guardia di finanza che è tuttora in corso.

Nei confronti di altri sette soggetti sono scattati gli arresti domiciliari. Si tratta di un commercialista 50enne di Torino, di due livornesi, tre persone residenti a Faenza e una a Trani. 

Tra le accuse contestate agli arrestati, a vario titolo, anche quella di associazione a delinquere e porto abusivo di esplosivi.

Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip Marco Sacquegna, sono state eseguite dalla Guardia di Finanza di Livorno su ordine del procuratore capo Ettore Squillace Greco. L'operazione “Vicerè” si inserisce nell’ambito di un’articolata indagine svolta dai militari della Compagnia di Portoferraio e dal Nucleo di Polizia economico finanziaria di Livorno, che ha portato alla denuncia di 27 soggetti, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, porto abusivo di esplosivi (detenuti al fine di compiere un atto di intimidazione), contrabbando di 9 tonnellate di sigarette, indebita compensazione di debiti tributari tramite fittizie compensazioni, illecita sottrazione al pagamento delle accise sugli alcolici, anche mediante falso in documenti pubblici informatici.

Oltre alle misure cautelari sono in corso perquisizioni in sette regioni (nelle province di Livorno, Torino, Asti, Padova, Ravenna, Forlì, Pisa, Pistoia, Campobasso, Napoli, Salerno, Lecce e Brindisi), nei confronti degli indagati, con l’impiego complessivamente di circa 120 militari.

LE INDAGINI - Tutto è partito da un controllo per abusi edilizi in un comune dell'Elba; le indagini fecero emergere indizi di comportamenti illeciti a carico di Daveti, in quelli che la Finanza definisce "plurimi contesti illeciti" ma non connessi alla funzione istituzionale di viceprefetto. In particolare Daveti avrebbe pianificato una vendetta nei confronti di una persona che il viceprefetto avrebbe considerato colpevole di averlo truffato in campo immobiliare. Per questo Daveti avrebbe chiesto a un altro dei coinvolti negli arresti di procurarsi dell'esplosivo per far saltare le auto del presunto truffatore e dei suoi familiari.

Quando fu rilevata la consegna del "pacco sospetto", lo scorso novembre, fu organizzato un posto di controllo a Livorno che portò all'arresto dell'uomo che, su una Smart, trasportava quattro cariche di espolsivo da un chilo e 100 grammi confezionate in modo da farle saltare con un telecomando.

L'ALTRO FILONE - Le indagini hanno poi permesso di far emergere un gruppo criminale composto da nove persone dedito alle frodi fiscali, con base a Livorno. In questo contesto il viceprefetto risultava destinatario di cartelle esattoriali per oltre 115mila euro. L'ipotesi degli inquirenti è che sia riuscito ad abbattere questo pesante debito con il Fisco utilizzando il sodale calabrese finito agli arresti questa mattina, utilizzando crediti Irpef inesistenti a compensazione del suo debito.

A quel punto alla Finanza è venuto il sospetto che questo metodo fosse stato utilizzato già altre volte. In effetti è stato appurato che grazie all'interessamento della banda criminale anche altri sette soggetti avevano utilizzato compensazioni indebite davanti all'Erario per un totale di circa un milione di euro. In un caso un'impenditrice romagnola (moglie di uno dei memnbri del sodalizio criminale) aveva cancellato 175mila euro di debito con il Fisco, "ripulendo" così la propria situazione economica tanto da potersi opporre a una istanza di fallimento.

IL PREZZO - Ma quanto costava avvalersi di questo sistema? Non era certo a buon mercato. Bisognava pagare il 22% del beneficio richiesto più un 8% di commissione, quindi il 30%. Su 100mila euro, quindi, 30mila euro venivano spartiti fra i membri del gruppo e, secondo la ricostruzione della Finanza, anche il viceprefetto aveva la sua parte come intermediario.

ALCOL E ACCISE - C'è poi il filone delle accise. Veniva simulata la spedizione di alcolici in paesi al di fuori dell'Unione Europea così da non pagare le accise. Per esempio, le Fiamme Gialle hanno individuato un carico sul quale gravavano 90mila euro di imposte: su questo carico al viceprefetto sarebbero spettati 5mila euro, da riscuotere una volta "chiuso" il documento telematico da parte di un deposito fiscale compiacente. Per questa attività il gruppo criminale aveva rilevato una società con sede a Torino trovata dal commercialista piemontese compiacente.

Gli sviluppi investigativi hanno accertato frenetici contatti tra i membri del gruppo per produrre agli uffici doganali la documentazione necessaria per avere l’autorizzazione a operare nel settore degli alcolici sottoposti ad accisa e realizzare, dunque, diversi “viaggi” di alcolici sottratti al pagamento delle imposte, almeno 30 operazioni al mese, ciascuna in grado di far evadere accise dovute per circa 90/100 mila euro. Una frode che consente, da un lato, l'esportazione nell’Unione Europea di alcolici senza versare imposte e, dunque, a un prezzo in grado di alterare la concorrenza e, dall’altro, la spartizione tra i beneficiari della frode (mittente, gestori del viaggio “fittizio” e destinatario finale) di un profitto illecito pari all’ammontare delle accise evase.

LE SIGARETTE - Da ultimo (in termini temporali), c'è anche il traffico di un ingentissimo carico di sigarette, pari a 9 tonnellate, per valore complessivo di 1,5 milioni di euro, che il gruppo stava per far entrare di contrabbando nascosto all’interno di un container diretto in Italia giunto nel porto di Livorno. Lo scorso venerdì, il contenitore – proveniente dal porto africano di Bissau (Guinea Bissau), con scalo a Tangeri (Marocco) e che figurava trasportare tavoli e sedie di legno – è stato intercettato dai militari della Guardia di Finanza che lo hanno sottoposto a sequestro in collaborazione con la Dogana.