Elba, "sposarsi nella chiesa del carcere"

Il direttore D’Anselmo: "Il catering sarà curato dai detenuti"

Il direttore delll’istituto penitenziario Francesco D’Anselmo

Il direttore delll’istituto penitenziario Francesco D’Anselmo

Portoferraio, 6 ottobre 2019 - Aprire all’esterno la seicentesca chiesa di san Giacomo, situata nell’omonimo forte che ospita il carcere, della quale riprenderanno a giorni i lavori di restauro. Il tutto ripristinando la vecchia tradizione della messa domenicale alla quale, insieme ai detenuti, può assistere anche la popolazione, e, soprattutto, offrendo la possibilità di celebrarvi i matrimoni con l’offerta di un ‘pacchetto’ comprensivo del ‘catering’ a cura dei detenuti . E’ questo il progetto al quale sta lavorando il direttore dell’istituto di pena Francesco D’Anselmo che ha accettato di illustrarlo al nostro giornale facendo il punto della situazione anche sui lavori di restauro della chiesa, splendido esempio di arte barocca, unico sull’isola.

Direttore, come è nata l’idea dei matrimoni in carcere?

«E’ nata pensando a come aprire ulteriormente l’istituto all’esterno e a dare ai reclusi ulteriori possibilità di lavoro facendo realizzare ad essi il banchetto dopo la cerimonia nella chiesa. Ed anche per offrire un’ulteriore opportunità di fare turismo al paese di Porto Azzurro nei mesi di media e bassa stagione perchè i matrimoni di solito vengono celebrati in periodi diversi dall’estate».

C’è già un’idea sull’allestimento del ‘pacchetto’ da offrire agli sposi?

«Cerimonia nella chiesa a parte, abbiamo già localizzato le possibili location per il catering che sono l’area verde nella cittadella che ha spazi che si prestano bene allo scopo e la zona del ‘Belvedere’, solitamente utilizzata dal personale per cene ed altri eventi conviviali».

I lavori di restauro della chiesa come procedono?

«I lavori erano iniziati 5 mesi fa dopo il reperimento della copertura finanziaria messa a disposizione per il 70% dalla fondazione ‘Terzo Pilastro’ di Roma attraverso una donazione voluta dal professor Emmanuele Emanuele e per il 30% dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Si erano pero fermati dopo una ventina di giorni perchè mancavano alcune indicazioni della soprintendenza,dato che si tratta di un bene vincolato. Adesso è tutto a posto ed a breve ripartiranno».

E’ possibile anticipare una loro tempistica?

«Contiamo di finire le opere esterne entro dicembre. Per fare il tetto ci vorrà circa un mese. Ed anche la realizzazione degli intonaci esterni, con i ponteggi già montati, dovrebbe richiedere un tempo limitato. Dopo bisognerà intervenire all’interno della chiesa per riprendere i punti danneggiati dalle infiltrazioni dal tetto, rifare la tinteggiatura ed altre opere di abbellimento. Dovranno essere posizionati i nuovi infissi che verranno realizzati dalla falegnameria del carcere. E’ probabile che per Pasqua si riesca a celebrare la prima messa».

Ro.Me.