Etica d’impresa e movida

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di Michela

Berti

Ha parlato di etica d’impresa il questore Roberto Massucci nella sua intervista a

La Nazione di qualche giorno fa. A proposito della movida e della necessità di trovare una formula che unisca gli interessi di tutti. Dei giovani che hanno il ’diritto’ di divertirsi ma devono sapersi fermare quando i loro desideri si scontrano con il ’diritto’ - altrettanto sacrosanto - dei residenti di dormire.

In mezzo ci sono gli imprenditori, coloro che traggono profitto dalla comunità in cui operano e che hanno dei doveri, ricordava il questore, nei confronti dei giovani. Doveri che si traducono in quell’etica di impresa, appunto, che dovrebbe essere la stella polare del buon gestore di locale. Assicurare una fitta rete di controlli dentro la propria attività ma anche fuori perchè l’anticamera del pub o della discoteca rischia di essere terra di nessuno, una zona grigia senza controlli e dunque molto pericolosa. Etica d’impresa è l’insieme di valori e di norme che promuovono l’uguaglianza

e il rispetto; significa dunque assicurare prima di tutto servizi alle persone con disabilità; significa non avere paura delle regole ma, anzi, essere promotori di quel giusto equilibrio che è alla base della convivenza.

Non si vendono alcolici ai minorenni. E’ una regola sana, di buon senso che deve essere rispettata, come non c’è bisogno di fare musica a tutto volume nei locali fino all’alba. La città è di tutti e ogni tanto sarebbe bene ricordare le parole di Martin Luther King ’La mia libertà finisce dove comincia la vostra’.