Morti sospette in ospedale. L’infermiera Fausta Bonino oggi in aula

Incidente probatorio per il decesso di 14 pazienti

Fausta Bonino

Fausta Bonino

Livorno, 12 gennaio 2018 - In due anni non ha mai mancato un’udienza. Anche quando non era così indispensabile che ci fosse e il suo avvocato – la penalista elbana Cesarina Barghini – avrebbe voluto risparmiarla, lei ha sempre scelto di non sottrarsi alle forche caudine di giornalisti e fotografi. Non lo farà neppure oggi, giorno cruciale per Fausta Bonino, l’infermiera di 57 anni, originaria di Savona, indagata per omicidio plurimo aggravato ed indicata dagli inquirenti come unica responsabile di quattordici morti sospette avvenute nel reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina di Piombino tra il gennaio 2014 e il settembre 2015. Una «serial killer», secondo il pubblico ministero livornese Massimo Mannucci e la procura di Livorno. Un «angelo della morte», che avrebbe agito in preda ad un disturbo di «depersonalizzazione», scegliendo a caso le sue vittime tra i pazienti ricoverati e somministrando loro dosi massicce di eparina così da innescare le emorragie irreversibili. «Innocente», si professa l’infermiera da sempre. «Lei stessa vittima di un clamoroso errore giudiziario e di casi di malasanità in cui si è voluto cercare un capro espiatorio», va ripetendo con fermezza l’avvocato Barghini, che ritiene le indagini indirizzate prematuramente in una sola ed un’unica direzione. «Le indagini sono sempre a 360 gradi – sostiene la Barghini – , estese, come atto dovuto, a tutti coloro che, in una struttura sanitaria, hanno il compito di sovrintendere o vigilare. Tra tutti i casi analoghi, credo che quello di Fausta sia l’unico fascicolo in cui l’indagata è solo lei».

OGGI, davanti al gip Fabrizio Nicoletti, si conclude l’incidente probatorio e inizia il confronto in merito agi accertamenti medico legali sulle quattordici morti sospette, le otto salme riesumate e sottoposte ad autopsia, e le cartelle cliniche dei sei pazienti cremati. E si discute il nesso di causa effetto eventualmente sussistente tra le somministrazioni di eparina vister e i decessi. Alle quattordici morti sospette si aggiunge un altro caso, il quindicesimo, quello di un paziente che è stato salvato. Nelle oltre 850 pagine di perizie – in cui mai il nome dell’infermiera viene associato al decesso di un paziente –, il magistrato dovrà ‘leggere’ cosa sia accaduto nella struttura sanitaria. In quattro casi, secondo i periti, la morte sarebbe stata provocata certamente da una maxidose di eparina.

LA DISAMINA difficilmente si concluderà nella sola giornata odierna. È probabile che il giudice Nicoletti fissi un calendario di udienze (potrebbero essere tre o quattro date) in cui concludere l’incidente probatorio. Per quanto riguarda invece la chiusura delle indagini preliminari prevista per il 23 febbraio, potrebbe invece protrarsi fino alla decisione del giudice Nicoletti. Un prolungamento dei termini durantre il quale, comunque, non possono essere svolte indagini nel senso stretto del termine. Il confronto tra accusa e difesa e quello con i legali di alcuni familiari delle vittime si annuncia minuzioso e senza sconti.