In duemila per l'addio a Filippo, morto nell'incidente in motorino / FOTO

L’ultimo saluto al giovane morto in un incidente stradale

Il funerale di Filippo Arpesani (foto Novi)

Il funerale di Filippo Arpesani (foto Novi)

Livorno, 16 settembre 2018 - "Da bambino Filippo era fissato con Peter Pan, ora sarà come lui. Vola e porta la tua allegria in paradiso". C’erano quasi duemila persone sabato in Duomo per l’ultimo saluto a Filippo Arpesani, il giovane di appena 18 anni morto nella notte tra lunedì e martedì scorso a causa di un terribile incidente mentre era a bordo del suo scooter, sulla strada da Livorno a Nugola. Un impatto straziante con un mezzo pesante che ha stroncato la vita a questo ‘bimbo speciale’, come lo hanno definito gli amici, il fratello Camillo e il vescovo Simone Giusti, che ieri ha celebrato il funerale.

Filippo Arpesani, 18 anni, in una foto del dicembre scorso
Filippo Arpesani, 18 anni, in una foto del dicembre scorso

Tutto il Duomo era strapieno, non c’era un posto nè a sedere nè in piedi. Tra lacrime, abbracci e incredulità. In prima fila i genitori di Filippo e tutta la famiglia, molto conosciuta in città viste le attività con lo Chalet della Rotonda e la Pasticceria Labronica. Straziata e dilaniata dal dolore per quanto accaduto. Poi gli amici di scuola, i compagni della Nuoto Livorno. Tutti, con gli occhi lucidi e la tristezza nel cuore. «Non si può morire a 18 anni – ha tuonato il vescovo durante l’omelia – La morte è un bluff che ci vuole portare alla disperazione. Chi ha amato Filippo lo ama tutt’ora, la morte uccide e paralizza il corpo ma non l’affetto delle persone. L’amore è più forte della morte».

Prima dell’inizio della funzione ha parlato il fratello, Camillo: «Vedere tutta questa gente – ha detto – mi conferma quanto Filippo fosse un bimbo speciale». Distrutti dal dolore i tanti amici presenti, che hanno raccolto fondi da devolvere alla Stella Maris tramite la vendita di una t-shirt con il volto di Filippo. «Quando ci siamo detti ‘a domani’ non pensavo che quel domani non sarebbe mai arrivato – ha detto uno di loro leggendo una lettera – Non ti scorderò mai, sei il più grande lottatore della storia, sei la Terrazza alle 4 di notte, sei quello con la camcia sbottonata. Chi era Filippo? Era un’anima libera». E sulle note de ‘L’isola che non c’è’ di Edoardo Bennato spunta uno striscione, «Resterai per sempre nei nostri cuori», accompagnato da decine di palloncini bianchi e gialli. Per l’ultimo abbraccio della città al suo bimbo speciale.