I furbetti della patente: 5 a giudizio

Portoferraio, un sistema di false pratiche per evitare di scontare la sospensione del permesso di guida

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Avrebbero messo in piedi un sistema per falsificare i documenti relativi ai provvedimenti di sospensione delle patenti di guida all’’Elba, permettendo così agli automobilisti sorpresi alla guida in stato di ebrezza e sanzionati di continuare a guidare normalmente. Per questo motivo un ex dirigente pubblico ed il titolare di uno studio legale dell’isola sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Livorno per falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale ed abuso di ufficio. Con loro andranno a processo, anche tre automobilisti, per i quali l’accusa è di falso ideologico commesso da privato. Nel sistema sarebbe stata inoltre coinvolta anche una sesta persona, poi deceduta, che, in accordo con il professionista, avrebbe attestato falsamente lo svolgimento di lavori di pubblica utilità da parte dei trasgressori. Certificazioni che avrebbero, anch’esse, contribuito all’indebita estinzione dei reati commessi. Al rinvio a giudizio si è arrivati al termine di una lunga attività di indagine svolta dagli uomini della Compagnia della Guardia di Finanza di Portoferraio coordinati dalla Procura della Repubblica di Livorno con quest’ultima che ha emesso una serie di decreti di perquisizione e un decreto di esibizione, notificati dalle fiamme gialle a vari uffici pubblici. Sono state acquisite tutte le pratiche istruite fino al 2019 negli uffici prefettizi di Portoferraio – in totale circa 200 – che sono state poi controllate incrociando il loro contenuto con quello dei fascicoli conservati presso gli uffici delle forze di polizia che avevano proceduto alla contestazioni, la Motorizzazione Civile di Livorno e gli uffici dell’A.S.L. Toscana Nord Ovest - Dipartimento Prevenzione di Piombino. Secondo le contestazioni della Procura, risulterebbe totalmente o parzialmente omessa l’esecuzione della sanzione accessoria della sospensione della patente di guida prevista nella sentenza emessa nei confronti del contravventore. Il sistema per avvantaggiare alcuni clienti dello studio del professionista coinvolto si sarebbe concretizzato nel certificare, falsamente, con appositi verbali, l’avvenuto ritiro e la successiva riconsegna del documento di guida evitando il periodo di sospensione disposto con il provvedimento del giudice. La patente, insomma, non sarebbe mai stata ritirata consentendo al trasgressore di circolare liberamente Per queste patenti non sarebbe mai ‘partita’ la comunicazione agli uffici incaricati di comunicare la sospensione che non sarebbe stata così inserita nelle apposite banche dati impedendo alle forze di polizia di effettuare i controlli sul territorio.

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