"I giovani lasciano Livorno, ecco cosa fare per arrestare questa fuga"

Giulio Profeta segretario dei Giovani Democratici: "Il Comune intanto acquisisca nuove risorse internalizzando i servizi"

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"Ho letto con vivo interesse il commento di Michela Berti su La Nazione sul dramma, perché è un dramma, che noi giovani viviamo sotto il lato occupazionale. Il tema è quanto mai vero: decine di ragazzi livornesi sono sempre più obbligati a lasciare la loro città, che magari amano e portano sempre nel cuore, per trovare un lavoro altrove". E’ Giulio Profetta, segretario dei Giovani Democrarici di Livorno, che si fa avanti. "Attenzione – ci scrive – perché il fenomeno è in costante crescita. Se una decina di anni fa la dinamica vedeva una “fuga” di giovani essenzialmente diretta a ottenere lavori altamente qualificati in grandi città, la scarsità odierna occupazionale li spinge invece ad evadere alla ricerca di qualsiasi lavoro, vista la saturazione (o meglio, depressione) a Livorno. Questa situazione sta aprendo problemi molto gravi, i cui effetti si accentueranno in misura esponenziale". Problemi che il giovane Profeta mette in fila: "In primo luogo, Livorno si priva di tantissimi cervelli che, pur magari formandosi qui, poi portano le loro competenze in altri luoghi; assistiamo ad un “sottoutilizzo” dei miei coetanei che ha dell’incredibile, pur potendo quest’ultimi contribuire a invertire la tendenza economica e sociale cittadina. Inoltre, proprio in città è in corso un processo di invecchiamento che vede aumentare gli anziani e diminuire i giovani; quelli che rimangono, inoltre, spesso e volentieri per mancanza di welfare sono indotti a fare meno figli, contribuendo al processo di spopolamento cittadino. Iniziamo a diminuire, ma il “picco”, termine che a causa della pandemia abbiamo tutti cominciato a conoscere, dello spopolamento deve ancora arrivare. Una società anziana diventa, infine, una società poco dinamica, che guarda al passato e difficilmente riesce a delineare nuove prospettive per il futuro". Giulio, proprio per il suo ruolo, ha un occhio attento anche sulla macchina amministrativa e dice: "Su questo, il Comune ha iniziato a introdurre alcune misure che non possono non essere apprezzate, prima tra queste lo sblocco dei concorsi pubblici, divenuti per i miei coetanei (ho 29 anni) l’unico sbocco per potersi impiantare in città".

Ma che fare di più? "Occorre, da qui il desiderio di condividere questa riflessione, cercare di tenere alto il dibattito pubblico sul tema dell’occupazione giovanile, in modo tale che sia sempre chiara la situazione a tutti i nostri concittadini, che amano i loro “bimbi”, ma spesso non sono in grado di capire le loro (nostre) esigenze. In attesa di una ripresa nazionale, che a dire il vero sui territori si deve ancora toccare con mano, l’azione pubblica del Comune può e deve proseguire, anche attraverso l’acquisizione di nuove risorse, ad esempio con l’internalizzazione di alcuni servizi (primo fra tutti quello dei posteggi- “stalli blu”, già oggetto di una nostra proposta in campagna elettorale). Cerchiamo di lavorare tutti insieme per centrare questo obiettivo".

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