Il rigassificatore e le risposte per Piombino

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Luca

Filippi

La domanda è lecita: perché per anni ci avete ignorato e solo ora, quando c’è un’emergenza nazionale, siete disposti a mettere in piedi in pochi giorni un progetto per un rigassificatore a Piombino? Perché, decine di incontri al ministero senza cavare un ragno dal buco per il rilancio delle Acciaierie, e ora in quattro e quattr’otto si trova una soluzione per piazzare un inpianto di rigassificazione nel porto di Piombino, magari penalizzando le possibilità di sviluppo?

Diciamo la verità, il sindaco Francesco Ferrari e tanti piombinesi, non hanno torto quando pongono queste domande. La questione dell’indipendenza energetica dalla Russia di Putin è fondamentale, sia per non finanziare un regime che bombarda anziani e bambini e anche, in secondo ordine, per non essere strozzati dai prezzi alti. Ma se Piombino è chiamato a rispondere a un’emergenza nazionale, il governo ha il dovere, morale e civile, di dare delle risposte concrete e contemporanee anche sulle altre questioni aperte, dal polo siderurgico alle bonifiche. Perché la solidarietà non può essere a senso unico. Non ci può essere un sacrificio chiesto a Piombino, se il resto d’Italia non è disposto a muovere un dito per risolvere questioni in attesa da anni. E beninteso: non si tratta di dare un ’contentino’ o una sorta di ’contropartita’: la ripresa dell’industria dell’acciaio a Piombino, cuore storico della siderugia italiana, è essenziale per tutto il Paese. Una produzione strategica necessaria per evitare, di volta in volta, di essere in balìa degli eventi e delle crisi che si verificano in parti diverse del mondo. E tutto questo lo possiamo fare, bene e in pochi mesi, invece di litigare.