La sfida delle comunità straniere: "Le culture devono integrarsi"

Tutti i colori ieri al Cisternino di Città per rinnovare il segnale di intesa con le istituzioni e la città di Livorno

Camici, Caruso, Salvetti, D’Attilio, Massucci, Raspanti e Cappelli (Foto Novi)

Camici, Caruso, Salvetti, D’Attilio, Massucci, Raspanti e Cappelli (Foto Novi)

Livorno, 25 marzo 2023 – Bangladesh, Filippine, Georgia, Kurdistan, Marocco, Nigeria, Pakistan, Repubblica Dominicana, Senegal, Ucraina: sono soltanto alcuni dei Paesi le cui comunità presenti sul territorio hanno trovato a Livorno un porto sicuro d’approdo.

Ieri mattina, nei locali del Cisternino di città, le associazioni di stranieri assieme alle istituzioni si sono date appuntamento per celebrare le ottime relazioni tra le parti, segno di come la città dei 4 Mori abbia mantenuto nel tempo "i connotati delle leggi livornine".

Ad aprire le danze è stato il presidente di Africa Academy Calcio, Franco Marrucci, sottolineando la necessaria "sinergia tra gli attori per la risoluzione delle problematiche migratorie". A seguire, "riconoscimento per i risultati raggiunti" alle autorità. Tra i premiati, il sindaco Salvetti e l’assessore Raspanti "per aver dato vita al tavolo delle migrazioni".

Momento di grande intensità

"Su questi temi Livorno - ha affermato Salvetti - è avanti rispetto ad altre realtà, in un contesto come la Regione Toscana che a sua volta è avanti rispetto alle altre regioni". Premiato il prefetto Paolo D’Attilio "per aver accelerato le pratiche dell’emersione e le procedure di ricongiunzione familiare, flussi e cittadinanza". Pietro Caruso, presidente del Consiglio comunale, "per la solerzia nello sbrigare le pratiche burocratiche", in coppia con la vicesindaca Libera Camici "per aver curato le elezioni dei consigli di quartiere".

Scrosci di applausi dalla sala inoltre per il questore Roberto Massucci, premiato assieme al vice questore Claudio Cappelli, ai vertici di una "squadra di lavoro capace e efficiente".

"Quando sono arrivato a Livorno - ha ricordato Massucci, con parole che rappresentano quasi la chiusura perfetta di un cerchio - ho detto pubblicamente che il mio sogno era quello di lavorare per una ‘polizia gentile’, capace di essere autorevole, che non fa sconti a chi delinque ma che abbia la forza di riportare all’interno del percorso della legalità chi sconfina, rieducando colui che ha sbagliato, senza dimenticare mai di fornire aiuto a chi ne ha bisogno. C’è da essere orgogliosi del lavoro svolto sin qui, al netto delle difficoltà e impedimenti burocratici che talvolta allungano i tempi di trattazione delle pratiche. Rimane ancora tanto da fare perché il fine ultimo è la socialità positiva".

Un intervento potente, quello del questore, che ha raccontato di "una società tesa alla convivenza e non alla coesistenza. Con questa, ognuno rimane a casa propria, coesiste senza interagire. La convivenza è molto di più e rimanda al concetto di prossimità, di commistione, di integrazione di culture ognuna con le sue specificità". E per arrivare a ciò "servono proprio iniziative come questa". Parola di Roberto Massucci.

Francesco Ingardia