La Yashima con Milenkovic in concerto

Giovedì 12 maggio alle 21 al teatro Goldoni. Si esibiranno con l’Orchestra della Toscana

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L’ultimo appuntamento chiude idealmente il cerchio iniziato con il primo concerto della stagione sinfonica ancora con un concerto per violino ed una sinfonia. Questa volta è la penna di Max Bruch che, tra il 1865 e il 1868, fissa sul pentagramma le note che porteranno questo concerto ad essere uno dei più eseguiti ed amati concerti per violino, qui con la presenza di Stefan Milenkovic in veste di solista. Sarà ancora Beethoven che darà modo all’Orchestra della Toscana, guidata dalla direttrice tedesca Erina Yashima, di chiudere la stagione sulle note della sinfonia n.3 “Eroica”.

Il suo mentore si chiama Riccardo Muti. Lei, Erina Yashima, nel 2015 ha partecipato alla prima edizione dell’Italian Opera Academy tenuta dal Maestro a Ravenna. Da allora, alla giovane, talentuosissima direttrice di nazionalità tedesca si sono aperte tutte le porte. Soprattutto negli Stati Uniti, dove, scelta da Muti, ha lavorato per due stagioni come bacchetta assistente alla Chicago Symphony. È stata poi braccio destro di Esa-Pekka Salonen e Christoph Eschenbach, ha collaborato con il violoncellista Yo-Yo Ma, mentre in Europa ha debuttato al festival di Salisburgo. Oggi è assistente di Yannick Nézet-Séguin alla Philadelphia Orchestra. Per il suo primo appuntamento con l’Orchestra della Toscana sfida uno dei capisaldi del repertorio sinfonico, l’Eroica. Beethoven la scrisse nel 1803 – terza sinfonia del suo catalogo di nove – come omaggio a Napoleone, in cui riconosceva l’alfiere della libertà e dei nuovi diritti di cittadinanza stabiliti con la rivoluzione francese. Tuttavia la sua incoronazione a imperatore fece ricredere Beethoven che, furioso per tanta prosopopea, stracciò il frontespizio della partitura, intitolata proprio Sinfonia Bonaparte, per sostituirlo con la dicitura più generica di Eroica. Poi Yashima dirige l’unico lavoro di Max Bruch che ancora si continua a programmare: il Concerto per violino del 1868. Ne è solista Stefan Milenkovich (serbo, ma di origini italiane dal lato materno) che, prima di diventare un nome di rilievo nei cartelloni internazionali, è stato, a fine anni Ottanta, bambino prodigio invitato a suonare di fronte a Reagan, a Gorbaciov e a Giovanni Paolo II.