di Michela Berti "Facciamo molte attività, dibattiti su aborto, eutanasia, energia nucleare, pena di morte. Non è vero, come ha detto qualcuno, che non abbiamo coinvolto i disabili, ci sono dei ragazzi tutor che hanno il compito di accompagnarli nelle varie attività". Ci incontriamo con un gruppetto di maggiorenni che frequentano il liceo scientifico Enriques. Ci parlano della loro ’vita sociale’ in questi giorni di autogestione. "Adesso – dice Marta – c’è l’associazione Libera che parla della mafia. Ci sono le classi ad indirizzo sportivo che hanno organizzato tornei di calcetto e di pallavolo. Abbiamo fatto lezioni di musica, c’è stato un piccolo concerto; corsi di disegno, studenti che hanno parlato di storia, di femminismo, di identità di genere". Perchè è di questo che i giovani vogliono parlare nella ’realtà parallela’ che è l’autogestione. Giorni scanditi da assemblee e rivendicazioni: dalla situazione degli edifici ai problemi causati dall’alternanza scuola lavoro, dal caos legato alla pandemia per finire alle modalità dell’esame di Stato. Ora, dopo dieci giorni di protesta, siamo ad un punto di svolta: ieri l’incontro con il ministero, oggi con il sindaco Salvetti. "Ci aspettiamo un po’ di riconoscenza – dice Alberto uno dei più attivi in questi giorni di autogestione – colgo l’occasione per smentire le parole del questore. Il concerto di venerdì era finito alle 17 e si erano esibiti studenti, in maniera tranquilla. Nessuno è entrato qui dentro senza invito". Poi prosegue: "Capisco che il questore sia stato chiamato dal dirigente del liceo. Ma prima di schierare dieci volanti e due camionette doveva verificare quanto gli era stato detto. E’ stato esercitato un abuso di potere: in via Cambini con mille persone sono stata inviate due pattuglie. Non so se rendo l’idea". Questo episodio ancora brucia sulla pelle dei ragazzi che aspettano "l’ammenda" per quanto subito. Il ...
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