Latitante braccato si arrende: chiama il 113 e ammette, "Ho la polizia alle costole"

Livorno, è accaduto nella serata di martedì 18

Un arresto (Foto di repertorio)

Un arresto (Foto di repertorio)

Livorno, 20 giugno 2019 - Si sentiva braccato dalla polizia, per cui alla fine ha deciso di chiamare il 113 per costituirsi, come poi ha fatto, consegnandosi agli agenti che lo hanno accompagnato in carcere.

È successo tutto nella serata di martedì, quando il protagonista di questa vicenda, un cittadino tunisino di 43 anni, Ayari Naufel Ben Charif, ha chiamato la centrale operativa della questura per consegnarsi.

L’uomo era a casa in via Coltellini. Su di lui pendeva un ordine di carcerazione emesso dalla procura di Livorno il 12 aprile scorso, perché condannato in via definitiva alla pena detentiva di 4 anni e 6 mesi. La condanna è stata emessa dalla corte di appello di Firenze, il 19 giugno 2018, perché lo straniero ha commesso una rapina aggravata il 24 dicembre 2005, proprio il giorno del suo compleanno. Lo straniero già condannato in primo grado, aveva impugnato la sentenza in appello, dove invece è stato confermato il verdetto contro di lui.

Dopo la condanna, l’uomo era andato all’estero, tornando nel suo paese di origine, per sottrarsi al carcere. Poi però è tornato a Livorno e la polizia lo ha saputo. Il latitante non è sfuggito alle maglie dei controlli.

Da quel momento insomma, gli agenti della questura non lo hanno mollato, in attesa del momento propizio per bloccarlo. L’uomo, rientrato a Livorno dove aveva probabilmente delle questioni pendenti, si è reso conto che il cerchio si stava stringendo intorno a lui, di qui la decisione di anticipare le mosse della polizia.

Lo straniero, con la valigia già pronta, ha così concordato l’incontro con i poliziotti e si è consegnato, ammettendo che la sua decisione di interrompere la latitanza, era nata dalla consapevolezza che aveva le ore contate. Subito dopo gli accertamenti, gli agenti lo hanno accompagnato al carcere delle Sughere.