L’inferno in via Giordano Bruno

Un camper e un’auto in fiamme proprio davanti al palazzo dove è morto il giovane Denny Magina

Migration

Un camper e un’auto hanno preso fuoco martedì sera dopo le 23 nel cortile del caseggiato di edilizia popolare in via Giordano Bruno 8 dove, alle tre del mattino di lunedì, è morto Denny Magina. È precipitato dal quarto piano. Su questa drammatica vicenda stanno indagando i carabinieri.

Il rogo di martedì sera desta ancora più allarme e preoccupazione perché si teme sia stato appiccato per mandare un segnale agli spacciatori, per lo più tunisini, che si sono radicati nella zona, così come nel caseggiato di via Giordano Bruno dove ha trovato la morte Denny. Nel camper incenerito dall’incendio era infatti solito bivaccare un tunisino, senza fissa dimora, dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, così come i connazionali che si erano stabiliti in un alloggio del quarto piano.

Gli abitanti del ’palazzone’ di edilizia popolare, già noto per le condizioni di degrado in cui versa da anni, martedì mattina avevano espresso tutta la loro rabbia non nascondendo la volontà di "fare giustizia con le nostri mani – il loro monito – se non interverranno le forze dell’ordine e le autorità preposte". Ma anche gli amici più vicino a Denny si sono fatti avanti invocando "giustizia" per il ventinovenne perché convinti che "non si sia tolto la vita o che sia morto accidentalmente. Qualcuno lo ha spinto giù dal quarto piano uccidendolo".

Denny aveva precedenti per consumo di sostanze stupefacenti. Forse anche lunedì, prima delle tre del mattino, si era recato nell’abitazione al quarto piano del civico 8 per contrattare l’acquisto di droga con i pusher tunisini, che avevano allestito lì la loro centrale dello spaccio. "Il via vai di gente al quarto piano era continuo, a tutte le ore del giorno e in particolar modo la notte" ha confermato Dunia Frilli che abita nello stabile. Valentina Ciabattari un’altra inquilina ha segnalato che "uno dei tunisini che stava al quarto piano, era uscito dal carcere da due o tre mesi. Era stato dentro perché si era impossessato dell’alloggio di un anziano Livio Bertelli, e dei suoi averi dopo che era morto in circostanze poco chiare precipitando sempre da una finestra. Il tunisino abitava sullo stesso pianerottolo. Dopo la morte di Livio si infilò in casa sua con la compagna e rubò quei pochi oggetti di valore che c’erano".

I carabinieri procedono con i piedi di piombo. Da indiscrezioni pare che nell’alloggio dove si era recato Denny Magina non sarebbe stati rinvenuti elementi utili a dimostrare che c’è stata una colluttazione, o una aggressione ai danni del ventinovenne. Sul suo corpo il medico legale non ha trovato evidenze che facciano propendere per un omicidio. Solo l’autopsia ci potrà dare risposte. Dovrebbe essere eseguita entro domani. Solo dopo la salma di Denny sarà restituita alla famiglia.

Monica Dolciotti