Lo storico ’altoforno’ sarà smantellato

Al di là del valore economico si tratta comunque di un pezzo di Piombino che non sarà più come prima. Operazione da 300 milioni

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Addio all’altoforno. Jsw ha stipulato un accordo ’chiavi in mano’ con un’azienda specializzata per lo smantellamento del vecchio impianto insieme ad altri reparti dell’area a caldo. Una partita da circa 300 milioni di euro. Ci sono elementi recuperabili come motori elettrici, quadri di controllo e alcuni maccinari e altri pezzi che semplicemente verranno venduti come rottame. Ma dato che si parla di migliaia di tonnellate di materiale, Jindal otterrà una cifra intorno ai trecento milioni di euro.

Per Piombino significa un brusco cambiamento dello ’skyline’ cittadino perché l’Afo 4, nel bene e nel male negli ultimi 45 anni aveva rappresentato un punto di riferimento per la città, il cuore della produzione dell’acciaio. Ma dal 24 aprile 2014 l’altoforno, data dell’ultima colata, l’altoforno è stato spento e non più riavviato, mentre si susseguivano i piani industriali (ben cinque) per il rilancio del sito siderurgico, senza però mai decollare. Ora verrà smontato l’ultimo simbolo storico della fabbrica.

Al di là del valore economico si tratta comunque di un pezzo di Piombino che non sarà più come prima. Ma in questo momento più che i temi dell’archologia industriale preoccupa il futuro degli oltre 1500 lavoratori delle Acciaierie. Perché il timore è che senza il forno elettrico, il semplice revamping delle linee di laminazione non basti a mantarene gli attuali livelli occupazionali. E anche la commessa da 2 miliardi e mezzo di euro per le rotaia sarebbe solo sufficiente a mantenere a lavoro un migliaio di persone. Su questo punto i parlamentari di Forza Italia Massimo Mallegni e del Pd Andrea Romano hanno stilato una ricchiesta comune al Governo. "Le ferrovie dello Stato decideranno su un appalto miliardario delle rotaie dei prossimi anni: è giusto che lo prendano le aziende italiane, come quella di Piombino, ma solo se in queste aziende verranno fatti investimenti, come, in questo caso, nuovi forni elettrici e nuove linee di laminazione. Non possiamo fare in modo che le aziende di Stato diano appalti che poi vengono portati all`estero e fatti rientrare in Italia come importazione di acciaio. Tutto l’acciaio che deve essere consumato nel nostro Paese deve essere prodotto qui: abbiamo le maestranze e le strutture adeguate per farlo".