"L’ultimo sogno di Gino Strada"

Migration

di Ilaria Vallerini

È stato un abbraccio che è valso più di mille parole quello tra salvati e salvatori. "Tra persone che si danno una mano, perché per noi sono persone, non migranti o stranieri", precisa Simonetta Gola (in foto) - moglie del fondatore di Emergency Gino Strada scomparso di recente, e responsabile della comunicazione della Ong - che si trova ancora a bordo della Life Support in attesa della libera pratica per salutare il porto di Livorno.

"Gino sarebbe stato felice di veder realizzato uno dei suoi ultimi sogni, un progetto che aveva voluto a tutti i costi. Se fosse stato ancora qua con noi avrebbe detto "bravi", perché siamo riusciti a portare a termine questa missione". Ma soprattutto per la riuscita delle operazioni in mare, evidenzia Gola "dato che abbiamo operato di notte e in condizioni molto complesse".

"In entrambi i recuperi in mare, siamo arrivati giusto in tempo perché i barconi, sovraccarichi di persone e con strutture in legno estremamente fragili, stavano già imbarcando acqua", racconta. "Nella seconda missione di salvataggio - aggiunge - le persone si trovavano in mare da ben 30 ore, stremate dalla fame, sete e impaurite.

Alcuni di loro sono ancora sotto choc, perché un uomo è caduto in acqua, ma fortunatamente i suoi compagni sono riusciti a salvarlo in tempo". Non manca di far presente "la grande accoglienza ricevuta all’arrivo nella città labronica, il grande sostegno ricevuto sia dalle istituzioni sia dalla rete delle associazioni. Anche se il porto di Livorno non era vicino, ma per il momento - viste le buone condizioni dei naufraghi e del mare - l’importante è essere riusciti a raggiungere questo importante traguardo".

E conclude: "Siamo consapevoli che il viaggio non si è concluso qui e che queste persone non avranno una vita semplice ma almeno sono vive, abbiamo dato loro la possibilità di rimanere in vita. Per quanto riguarda noi, a gennaio ritorneremo nel Mediterraneo per portare avanti la grande eredità di Gino".