"Ma la morte non vincerà per sempre"

Livorno, il messaggio pasquale del vescovo Simone Giusti offre un senso di speranza nelle ore difficili della guerra in Ucraina

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"Una delle professioni di fede più ardue del ‘Credo’ è proprio l’ultima: la Risurrezione dai morti. Eppure San Paolo che si premura di fissare le coordinate della fede cristiana, l’afferma: se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede. Andiamo oltre il mito del nulla. Cos’è il nulla? Cosa mi aspetta quindi? Ciò che attende tutto il creato: la trasformazione". Con queste parole il vescovo monsignore Simone Giusti affronta il ‘Mistero’ della morte e della Risurrezione di Cristo che si celebra con la Santa Pasqua. La Risurrezione da contrapporre al buio della morte disseminata oggi, come in passato, dalla guerra che sta dilaniato l’Europa da più di quaranta giorni. La Pasqua quest’anno, la prima dopo due anni di pandemia, è funestata ora dal tuonare delle armi in Ucraina, la terra invasa dalle armate russe, in un bagno di sangue sugli opposti schieramenti, con vittime tra le fila dei combattenti e tra gli inermi civili, bambini compresi. "L’uomo non si vuole allontanare dalla condizione di Caino e Abele - denuncia infatti con forza il vescovo - pensando che l’unica legge sia quella della violenza. La violenza genera morte e la morte odio fratricida. Occorre uscire da questa logica, con il coraggio del compromesso, ma semba che non si voglia arrivare al compromesso. Se resisto di più a lungo, pensano dall’una e dall’altra parte , ottengo di più. Ma alla fine a quale prezzo? Al prezzo di migliaia di morti. Condivido ahimè il timore del Santo Padre che andando avanti così, possa accadere qualcosa di ancora più irreparabile". Aggiunge per concludere sempre riflettendo sul Mistero della Risurrezione: "Una legge fondamentale dell’Universo, riassunta in una semplice formula della chimica, afferma: niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma. Ciò che attende la materia attende anche noi. Se il nulla non esiste, non posso certo precipitare nel nulla, in ciò che non c’è! Il Vangelo di questa domenica di Pasqua ci apre gli occhi sull’Oltre. L’alba di Pasqua è piena di coloro che hanno fatto l’esperienza dell’amore di Gesù: Maria di Magdala, il discepolo amato, Pietro, le donne. Tutti corrono in quel primo mattino, Maria, Pietro, Giovanni... Non si corre così per una perdita o un lutto. Ma perché spunta qualcosa d’immenso, fa capolino, urge il parto di una cosa enorme, confusa e grandiosa. Arrivano al sepolcro e li aiuta un altro piccolo segno: i teli posati, il sudario avvolto con cura. Se qualcuno avesse portato via il corpo, non l’avrebbe liberato dai teli o dal sudario. È stato altro a liberare la carne e la bellezza di Gesù dal velo oscuro della morte. Questo apre una breccia: la morte non vincerà per sempre".