Maria Fida Moro: “Vergognoso non riconoscere mio padre come vittima del terrorismo”

Parla la figlia del presidente della Dc rapito e ucciso dalle Brigate Rosse 45 anni fa: “Surreale ed indegno da parte della camera dei deputati non dare proprio a lui lo status di vittima”

Maria Fida Moro

Maria Fida Moro

Roma, 16 marzo 2023 – «Gli applausi, raggranellati in suo nome anche solo citandolo, sono indebiti. Perché sono indirizzati a lui, non certo a voi». Sono parole durissime quelle che Maria Fida Moro rivolge alla politica. Parole che la primogenita di Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana, pronuncia a quarantacinque anni esatti dal rapimento del padre. Aldo Moro fu rapito il 16 marzo 1978 e restituito cadavere il 9 maggio dello stesso anno. Un dramma che paralizzò l’Italia e che si consumò in quei 55 giorni che separano via Fani, dove lo statista venne catturato dalle Br, da via Caetani, dove fu trovato senza vita nel bagagliaio di una Renault 4 rossa: un caso tuttora avvolto nell’ombra. Un caso contenuto in ben otto processi Moro, quattro commissioni terrorismo e stragi, due commissioni Moro, una commissione Mitrokhin e una commissione P2, che però non sono bastati a far piena luce su una delle pagine più grigie e inquietanti del nostro Paese, intrise di depistaggi, cospirazioni, morti sospette e menzogne. «Il 16 marzo viene trucidata la scorta ed Aldo Moro rapito: l’inizio della fine – scrive Maria Fida Moro – . Quasi mezzo secolo di dolore amaro quanto inutile causato dal fatto in sé e dalla “trasandatezza” delle istituzioni democratiche. È sempre colpa delle vittime, si sa! Al diavolo tutto e tutti. C’è però una cosa importante da dire. Onore alla scorta: vanno benissimo le corone di fiori e gli applausi. Quei militari erano carissime persone e sono morte per non lasciare solo papà. Ma gentilmente lasciate stare mio padre che è in un giardino meraviglioso, intessuto dalle roselline selvatiche che gli piacevano tanto e non è mai stato interessato agli applausi».

«Ogni volta che, dalla sua morte, ho chiesto udienza ad un presidente del consiglio in carica l’ho avuta, tranne con Giuseppe Conte - e non mi meraviglia per niente - e Giorgia Meloni alla quale chiedevo una telefonata di 29 secondi e mi sono sia meravigliata, sia addolorata per un nano secondo soltanto perché non posso certo sprecare dolore – è lo sfogo della Moro –. Nei 29 secondi, ove mi fossero stati concessi, avrei chiesto quanto segue. Aldo Moro non è morto per caso - acclarato dalle commissioni parlamentari d’inchiesta – è stato volutamente e scientemente ucciso. Ed è cosa surreale ed indegna da parte della camera dei deputati di non dare proprio a lui lo status di vittima». «Delle due l’una – secondo la figlia dello statista Dc – o la camera dei deputati si decide finalmente, applicando la legge 206 del 2004, a riconoscere persino Aldo Moro come vittima del terrorismo, oppure lo Stato cambi la data della ricorrenza, in memoria delle vittime, dal 9 maggio 78, giorno dell’uccisione di Aldo Moro e la sposti in una data riferita a qualcuno che lo Stato ha fatto l’immane fatica di riconoscere vittima del terrorismo a norme di legge». «Non meravigliamoci se i bambini neonati vengono lasciati soli a morire in una culla di sabbia, ninnati dallo sciabordio delle onde», prosegue Maria Fida Moro che infine grida: «Vergogna, vergogna, vergogna. Non è questione di maggioranza o di opposizione, di destra, sinistra o centro è solo questione di umanità».

«Se tra altri 45 anni ci sarà ancora l’umanità e non sarà stata distrutta dal fungo atomico, sarete giudicati dai figli dei figli dei nostri figli e sarà un giudizio impietoso e durissimo», chiosa la figlia di Aldo Moro, la cui morte mise a nudo le grandi fragilità e le rigidità della classe politica, della Chiesa e della società.