MICHELE BRANCALE
Cronaca

Le città del Mediterraneo a Livorno per la pace. L'appello di "Medì"

"I corridoi umanitari e l'accoglienza alternativi ai naufragi delle persone e della storia". Applauso per Papa Francesco. Le testimonianze al convegno di Sant'Egidio.

Medì 2025

Medì 2025

Livorno, 6 maggio 2025 - Dire no all'ineluttabilità della guerra non è un'ingenuità né una forma di disfattismo. La parola di Papa Francesco “è importante in un mondo dove c'è un regresso delle tensioni unitive”, ha spiegato Andrea Riccardi, storico e fondatore di Sant'Egidio, collegandosi a Medì, che ha riunito venerdì e sabato a Livorno, i testimoni delle città del Mediterraneo su iniziativa della Comunità.

I presenti al Teatro Goldoni, pieno di persone, insieme ai relatori al convegno, hanno attribuito un grande applauso alla memoria di Papa Francesco, e sottoscritto un appello per la pace che sarà diffuso a Livorno, Barcellona, Beirut, Genova, Lampedusa, Odessa, Trieste e Malta.

Punti per il futuro e appello per la pace

I rappresentanti delle città del Mediterraneo hanno individuato sei punti sensibili e decisivi per il futuro di tutti e rivolto un appello per la pace. Come uomini e donne del Mediterraneo chiedono: l’avvio di trattative che possano portare a soluzioni giuste e durature, laddove c’è un conflitto, il rispetto per ogni individuo, per ogni comunità, per ogni fede, affinché possa vivere nella libertà, nella dignità e nella sicurezza, l’impegno a promuovere il dialogo interculturale e interreligioso, per rafforzare i legami di fratellanza e di comprensione reciproca, l’attenzione e la cura per l’ambiente e per il mare, che ci lega tutti e che costituisce un bene comune da preservare, l’apertura di corridoi umanitari o comunque di vie legali di ingresso e la semplificazione delle procedure necessarie a chiedere asilo, a trovare rifugio dai conflitti e dalla persecuzione e la lotta all’analfabetismo, la promozione della scuola e dell’istruzione, pubblica e gratuita, che è premessa di libertà.

Proposte dalla conferenza a Livorno

Nel suo saluto iniziale il vescovo di Livorno Simone Giusti ha parlato di “Mediterraneo che continuerà ad essere cimitero a cielo aperto se non si innestano nuove pratiche politiche, per ingressi legali e protetti, con corridoi umanitari di cui Sant'Egidio è stata antesignana”. Da Giusti la proposta di una Conferenza episcopale del Mediterraneo “anche per uno sguardo su chi parte e su chi sta arrivando. La speranza è liberazione dalla moderna schiavitù, è l'arrivo umano in una nuova terra promessa”.

A Medì ha portato il suo saluto sabato il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani: "Dobbiamo costruire un integrazione europea che consenta al vecchio continente di avere la sua voce e parlare in modo autorevole a questo mondo e, anche in questa prospettiva, l'orizzonte del Mediterraneo è fondamentale. Condivido il lavoro che porta avanti Sant'Egidio. L'accoglienza ci dà futuro. Nelle piccole comunità della nostra regione fa rinascere paesi e lavori necessari, come quelli legati al controllo delle fragilità del territorio. L'accoglienza è motore della crescita della civiltà. Penso ai 20 mila ucraini che abbiamo accolto in Toscana, alla ricchezza che essi sono per noi".

Esperienze personali e testimonianze

Il Sindaco Luca Salvetti ha sottolineato come siano "possibili percorsi di costruzione e resilienza. Livorno in questi due anni lo ha dimostrato come città civile dell'accoglienza, con una risposta forte e di buon senso a chi ha sostituito il dialogo con la prevaricazione". Sabato mattina l'arrivo della Sea Watch a Livorno con oltre 100 immigrati.

Di forte impatto le testimonianze a Medì. Da 9 anni, Maria Quinto, insegnante, responsabile dei servizi per i migranti promossi dalla Comunità di Sant'Egidio, vive tra Roma e Beirut per sostenere il progetto dei corridoi umanitari, percorsi legali e sicuri con cui i profughi vengono registrati e fanno ingresso nei Paesi d'accoglienza (Italia, Francia, Belgio e Andorra) senza affidarsi agli scafisti e pericolosi viaggi che possono finire in un naufragio. Quinto ha raccontato a Medì, a Livorno, dove la Comunità di Sant'Egidio ha raccolto i rappresentanti delle Città del Mediterraneo, a un'affollata platea con tanti studenti venuti al Teatro Goldoni, l'intricata e sofferente situazione del Libano e della Siria, paesi confinanti, lancinati dagli effetti dei conflitti, che determina spostamenti di tanta parte della popolazione.

Molti siriani sono rifugiati nei campi profughi del Libano, ma paradossalmente, proprio quando diventava necessaria la tutela dopo gli ultimi e recenti rivolgimenti a Damasco, i Paesi europei hanno sospeso i percorsi di riconoscimento dei profughi, con un "tempismo" che fa pensare. Eppure, Maria Quinto, "beiruttina" di adozione, ha potuto in questi anni con Sant'Egidio e grazie ai protocolli con gli Stati e la collaborazione di parrocchie, imprese, realtà associative, salvare letteralmente 9 mila persone, ora inserite nelle città europee e tra di esse Firenze, Pisa e Livorno.

Toccante la testimonianza di Vito Fiorino, da imprenditore di successo a Milano ad artigiano per passione a Lampedusa, dove il 3 ottobre 2013 ha soccorso i migranti che fecero naufragio a pochi dalle coste dell'isola, salvando con i suoi amici 47 persone da una delle più terribili tragedie del mare. Lo ha fatto con una barca che aveva comprato usata, che portava la scritta 'Nuova speranza' e che aveva rimesso a posto. Da allora l'impegno per la giustizia e per la vita dei migranti è diventata una missione.

Darya Majidi è "livornese", ma è nata e cresciuta a Teheran, da padre musulmano e da madre cattolica: "Le guerre economiche - avverte con realismo - sono camuffate da guerre di religione". Da Majidi un invito ai giovani a fare crescere le proprie competenze e a non trascurare le possibilità offerte dall'hi tech e dall'IA anche in ordine alla promozione per i diritti umani. Per lei che è stata un'informatica, assessora all'innovazione del Comune di Livorno, vice presidente della sezione locale di Confindustria, si possono usare le tecnologie come voci di libertà e volano di potere delle donne per la libertà, contro matrimoni precoci, infibulazione, discriminazioni sul lavoro. Si può crescere studiando e, specializzandosi, frenare la migrazione dei giovani che, insieme alla natalità zero, impoverisce l'Italia che al tempo stesso ha bisogno, con percorsi intelligenti, di immigrati.