“Mia madre ricoverata nella stessa stanza con tre uomini”

Livorno, la lettera della figlia di una signora di 84 anni degente in Neurologia: “Non è certo un paravento a dare la privacy ai malati che devono spogliarsi”

Un interno di ospedale

Un interno di ospedale

Livorno, 29 aprile 2023 – A volte la forma è anche sostanza. Anche negli ospedali, dove un paziente non è semplicemente il numero di un letto ma una persona. Soprattutto quando si va in su con gli anni e il pudore è quello di altri tempi.

Ecco che la lettera inviata dalla figlia di una signora ultraottantenne fa riflettere sulla necessità di tutelare una donna di 84 anni che viene ricoverata in una camerata con tre uomini anziani.

«Vorrei segnalare una grave criticità presente nell’Ospedale di Livorno. Ieri (giovedì, ndr) mia madre è stata portata dalla sottoscritta al Pronto Soccorso di Livorno con una sintomatologia di carattere neurologico. Il servizio offerto è stato ottimo e molto efficiente e tutto il personale è stato molto professionale e competente. I problemi sono nati quando è stato deciso il ricovero al reparto di neurologia dove ho scoperto, con grande stupore e forte imbarazzo da parte di mia madre (84 anni) che le stanze sono miste tra uomini e donne".

“Tutto il personale medico e infermieristico – prosegue la figlia dell’anziana paziente – anche in questo caso è stato molto professionale ma si capiva bene che anche loro erano impotenti e imbarazzati da questa scelta aziendale, che nel nome di un qualche tipo di risparmio, va a ledere la dignità di persone che nella malattia purtroppo non possono sottrarsi a questo tipo di trattamento. Non sarà certo un paravento che potrà dare privacy a malati che devono spogliarsi o essere sottoposti a trattamenti medici (e preferisco non entrare nel dettaglio di quanto visto nelle camere). Una struttura datata come quella di Livorno dove non sono presenti reali separazioni tra i letti, come avviene invece all’estero, non è certo il posto dove le camere possono essere miste”.

"Credo che il rispetto della persona, soprattutto se anziana – conclude la signora nella sua lettera –  debba passare attraverso delle scelte, anche semplici, che non creino imbarazzo e dove le persone non debbano sentirsi sopraffatte da un sistema che non presta attenzione ai bisogni minimi di dignità».