Moby Prince, "L'unica nebbia che c'era è quella che ha nascosto cosa accadde"

In Senato la relazione della commissione d'inchiesta. Gentiloni: "Una ferita ancora aperta nella storia del Paese"

Una immagine del traghetto Moby Prince dopo l'incendio causato dalla collisione

Una immagine del traghetto Moby Prince dopo l'incendio causato dalla collisione

Livorno, 24 gennaio 2018 - "Desidero far giungere la mia sentita vicinanza alle famiglie delle vittime per quella che dopo 27 anni è ancora una ferita aperta nella storia del Paese". Sono le parole del premier Paolo Gentiloni inviate a Silvio Lai, presidente della commissione d'inchiesta sul disastro del Moby Prince avvenuto il 10 aprile 1991. La nave si scontrò con la petroliera Agip Abruzzo è causò la morte di 140 persone.

Il messaggio del presidente del consiglio è stato letto nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani durante la presentazione della relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta che ha lavorato due anni per far luce su una delle più gravi tragedie della marineria italiana.

"Questa relazione non è esaustiva ma sgombra assolutamente il campo dalla sola nebbia che c'era intorno al Moby Prince, ed è quella che nascondeva molte cose". Così il presidente della Commissione d'inchiesta al Senato, Silvio Lai, presentando la conclusione dei lavori. "In questi due anni - ha aggiunto Lai - per molti di noi la Commissione è stata più che un'attività istituzionale, molto emozionante. E' stato un periodo al servizio delle istituzioni e dei cittadini. Oggi possiamo dire che il percorso, 26 anni dopo, ci ha permesso di acquisire testimonianze e documentazioni mai acquisite prima".

E tornando sul fattore nebbia, Lai ha sottolineato: "l'incidente del Moby Prince non è riconducibile alla presenza della nebbia e alla condotta colposa avuta dal comando del traghetto". La relazione definisce "carente e condizionata da diversi fattori esterni" l'indagine della procura di Livorno. Ritiene che la petroliera "si trovasse in zona di divieto di ancoraggiò e che il Moby Prince abbia avuto un'alterazione nella rotta di navigazione". "Quanto ai soccorsi, alcuni passeggeri - secondo la commissione - potevano essere salvati ma durante le ore cruciali la Capitaneria di porto apparve del tutto incapace di coordinare un'azione di soccorso".

Sulla difficoltà delle indagini attorno alla tragedia della Moby ha puntato il dito anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, presente a Palazzo Giustiniani:  "I familiari delle vittime del Moby Prince hanno incontrato ostacoli, in questi anni, che hanno provocato ulteriore sofferenza, ma che sono stati chiariti in parte dei lavori della Commissione". Grasso ha espresso "profonda solidarietà, vicinanza, commozione nei confronti dei familiari della vittima. Fu un terribile dramma che sconvolse la coscienza del Paese, una pagina nera della storia. Il tempo - ha proseguito Grasso - non ha scalfito la determinazione, la rabbia e la frustrazione di quanti, a dispetto della difficoltà, non hanno voluto rinunciare alla giustizia e alla ricostruzione della verità". "Ci tenevo particolarmente a essere qui. Vorrei esprimere innanzitutto profonda solidarieta', vicinanza e commozione anche nei confronti dei familiari delle vittime". Grasso ha osservato poi che ci sono stati "ritardi nei soccorsi decisivi per la morte di tante persone, alcune sicuramente si sarebbero potuti salvare".

Spiega poi che "cercare la verità con il lavoro della commissione serve per far luce piena sui fatti attraverso le istituzioni". Quindi apprezza "l'instancabile e caparbio impegno" dei componenti della Commissione d'inchiesta che ha portato alla "scoperta di documenti nascosti che sono stati decisivi". L'attività di indagine del Parlamento, conclude Grasso, è stato un segno di "rispetto verso i sopravvissuti ma anche una promessa di un impegno mantenuto verso le vittime senza alcuna reticenza nel faticoso cammino verso la ricerca della verita' attraverso la giustizia".