Morte di Erika, due condanne per spaccio

Tre anni di reclusione all’amico Matteo Nerbi. Quattro anni e 8 mesi allo spacciatore tunisino

Migration

Per la morte di Erika Lucchesi, 19enne livornese morta all’alba del 20 ottobre di un anno fa sul pavimento della discoteca di viale Togliatti a Sovigliana, per una sera tornata Jaiss, ci sono state due condanne. Le ha emesse il tribunale di Firenze nel corso del processo in rito abbreviato: il giudice ha inflitto tre anni di reclusione a Matteo Nerbi, livornese amico della ragazza, accusato di spaccio di stupefacenti e di morte in conseguenza di altro reato, e 4 anni e 8 mesi di reclusione al tunisino Emir Achour, pusher assai noto nella piazza labronica, condannato per spaccio di ecstasy e assolto dall’accusa di morte in conseguenza di altro reato ‘perché il fatto non sussiste’. Secondo gli investigatori, la 19enne morì nel locale dopo aver accusato un malore per assunzione di ecstasy. Sarebbe stato l’amico Matteo, sempre secondo l’accusa, a fornire alla ragazza le pasticche di stupefacente acquistate poco prima dal pusher, anche lui presente nel locale: secondo quanto accertato nel corso delle indagini, avrebbe regalato le pasticche rimastegli agli altri avventori, in modo da uscire senza droga ed eludere i controlli dei carabinieri. Il difensore di Nerbi, l’avvocato Francesco Atzeni, ha annunciato che presenterà ricorso in appello. Lo stesso ha fatto l’avvocato Massimo Parenti, difensore di Emir Achour. "Avevo chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto in merito all’accusa di morte in conseguenza di altro reato e siamo stati soddisfatti integralmente – spiega il legale – per quanto riguarda lo spaccio, il mio assistito, tornato ai domiciliari, è reo confesso, tuttavia avevamo chiesto la riqualificazione del reato come piccolo spaccio e questo non è stato accolto. Proporremo appello in questa prospettiva. Il mio cliente voleva fosse acclarato che non c’entrava con la morte di questa povera ragazza, anche perché la conosceva". "Il primo passo per capire che cosa è successo è stato fatto – sottolineano i genitori della 19enne scomparsa, Daniele Lucchesi e Barbara Bernardoni – Soddisfatti è una parola grande, dopo la morte di una figlia la soddisfazione non arriverà mai qualsiasi sia la condanna, anche se riconosciamo che la procura ha fatto un ottimo lavoro. Non ci fermeremo abbiamo un capitolo aperto nei confronti dei gestori della discoteca: vogliamo che vengano riconosciute anche le loro responsabilità. L’attività di spaccio era nel locale. Gli indagati inizialmente erano tre e, dopo lo stralcio della posizione del gestore, abbiamo fatto opposizione: sarà discussa a febbraio". "Mia figlia non è morta per un mix di alcol e droga, lo scriva per favore - chiede mamma Barbara - I risultati dell’autopsia dicono che è morta per assunzione di mdma, nessuna traccia di alcol".

Hai già un abbonamento?
Questo articolo è riservato agli abbonati

Accedi senza limiti a tutti i contenuti di iltelegrafolivorno.it e dei siti collegati.Naviga senza pubblicità!

ABBONAMENTO SETTIMANALE

2,30 € 0,79 € a settimanaper le prime 24 settimane. Addebito ogni 28 giorni.
Nessun vincolo di durata. Disdici quando vuoi
mese
anno