Processo per i morti in corsia, la parola ai periti

In corte d’assise d’appello a Firenze l’udienza per l’infermiera Fausa Bonino, che è accusata di aver ucciso 4 pazienti ed è stata condannata all’ergastolo in primo grado

Fausta Bonino

Fausta Bonino

Piombino (Livorno), 12 maggio 2021 - Stamani, in corte d’assise d’appello a Firenze, udienza di audizione dei periti nel processo d’appello che vede imputata Fausta Bonino.

L’ex infermiera, dell’ospedale Viillamarina, è stata condannata in primo grado all’ergastolo. E’ stata ritenuta responsabile di aver ucciso quattro malati nell’ospedale di Piombino. I decessi erano avvenuti per emorragie improvvise e letali che, secondo gli inquirenti, sarebbero da riportare alla somministrazione di massicce dosi di eparina. L’udienza di oggi del processo di appello vedrà quindi l’audizione dei periti. Un elemento importante in questo processo che verte anche su aspetti squisitamente tecnici e di medicina. La posizione di Fausta Bonino non cambia. La donna afferma di non essere responsabile delle morti dei pazienti. Il legale di Fausta Bonino, il milanese Vinicio Nardo, fa sapere: "La mia cliente si proclama innocente". Fausta Bonino del resto si è sempre dichiarata estranea ai fatti, fin dall’inizio della vicenda. Ora il processo d’appello verte sulla verifica degli effetti dei farmaci sulle vittime e sugli aspetti tecnico-scientifici.

Il 19 aprile di due anni fa, in primo grado, l’infermiera di Piombino, venne condannata all’ergastolo. Una sentenza arrivata dopo cinque ore di camera di consiglio. A pronunciare il doispositivo fu il giudice Marco Sacquegna. Fausta Bonino, l’infermiera di 59 anni, era accusata di aver causato la morte di dieci pazienti nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino tra il 2014 e il 2015. In quella occasione all’infermiera fu irrogata la pena dell’ergastolo senza isolamento diurno. Una sentenza che però vedeva colpevole l’infermiera solo per quattro casi, mentre per gli altri sei decessi venne assolta in quanto il fatto non sussiste. Le morti prese in considerazione dalla sentenza sono quelle di Franca Morganti (9 gennaio 2015), Angelo Ceccanti (2 luglio 2015), Mario Coppola (11 marzo 2015) e Bruno Carletti (29 settembre 2015).

Nessuno di questi casi si era costituito parte civile durante questo processo di primo grado. Tutta la vicenda giudiziaria prese avvio il 30 marzo 2016 quando Fausta Bonino venne arrestata dal Nas dei carabinieri in esecuzione di un’ordinanza del gip di Livorno che la accusava di aver causato la morte di 13 pazienti (poi saliti a 14 e quindi ridotti a 10 alla chiusura delle indagini) nel reparto di rianimazione all’ospedale di Piombino dove l’infermiera lavorava. Ma in sede di processo di primo grado le morti contestate sono state quattro. E ora in appello non è detto che non arrivino nuovi colpi di scena.

Luca Filippi