L'infortunio in porto. Ucciso dall’effetto frusta del cavo spezzato

Livorno, incidente mortale sul lavoro in porto. Vani i soccorsi al marittimo che si trovava a bordo della nave cisterna Melingunis

La motonave Melingunis M, nave cisterna per prodotti petroliferi e chimici

La motonave Melingunis M, nave cisterna per prodotti petroliferi e chimici

Livorno, 8 settembre 2021 - Gli ormeggiatori lo sanno. Non bisogna mai restare nelle vicinanze della bitta quando il cavo di ormeggio è in tensione. Specialmente nelle manovre, perché per accostare la nave alla banchina o per allontanarla, si usano i cavi come perni su cui far ruotare l’asse del natante e le forze in gioco sono gigantesche. Se il cavo si spezza si genera un effetto capace di uccidere chi si trova sulla traiettoria.

Bisognerà capire che cosa sia successo ieri mattina alla darsena petroli del porto e perché, quando il cavo si è spezzato (evento raro, ma non inpossibile), un marittimo che era intento alle operazioni di disormeggio, sia stato falciato e ferito mortalmente. La vittima, G.J. un 54enne di nazionalità filippina, si trovava nalla zona di poppa. Era imbarcato come marinaio a bordo della Melingunis M, nave cisterna per prodotti petroliferi e chimici battente bandiera italiana. Da quanto ricostruito è stato colpito dal cavo spezzatosi durante la partenza della nave alla volta di Genova. Uno dei cavi che assicuravano la nave alla banchina si è improvvisamente rotto creando un effetto frusta che lo ha colpito al torace.

Immediato l’intervento del 118 con il nucleo nostromi della Capitaneria di porto di Livorno e personale della polmare. I militari della guardia costiera e la Polmare hanno intanto eseguito i primi accertamenti per fornire supporto al magistrato di turno che, giunto sul luogo dell’incidente con il personale Asl del dipartimento di prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro di Livorno per le prime verifiche, ha disposto precauzionalmente il fermo della petroliera. Oggi comunque dovrebbe poter ripartire.

Purtroppo non è il primo incidente di questo tipo, legato all’effetto frusta del cavo di ormeggio che si spezza durante le manovre. Ed esistono precise procedure per evitare che gli opratori siano delle vicinenza dei cavi quando sono in tensione. Bisognerà capire ora che cosa è sucecsso ieri mattina in porto alla darsena petroli. "Esprimo la mia vicinanza e solidarietà alla famiglia, e nello stesso tempo il dolore per questo ennesimo incidente mortale sul lavoro – ha detto ieri il presidente della regione Eugenio Giani – da anni mettiamo in atto tutte le azioni possibili per fare lavorare in sicurezza i lavoratori e proteggerli dagli infortuni, eventi come quello di oggi sono un duro colpo, che ci impone di fare ancora di più e di continuare a diffondere la cultura della sicurezza, perché diventi patrimonio comune di tutti".

"Da tempo lavoriamo, insieme alla Asl e all’Autorità portuale, in questa direzione - commenta l’assessore toscano al diritto alla salute Simone Bezzini - coinvolgendo i datori di lavoro, i lavoratori, gli stessi responsabili per la sicurezza, definendo procedure di lavoro condivise in grado di garantire una maggiore sicurezza, intensificando i controlli e facendo formazione. Evidentemente questo non basta. È indubbio che dovremo rafforzare le misure di prevenzione, perché non si può tollerare che si muoia sui luoghi di lavoro. I primi di ottobre - conclude - firmeremo il protocollo, già deliberato in agosto, per la sicurezza del lavoro nel porto di Livorno e negli stabilimenti industriali dell’area portuale e rafforzeremo ancora di più la collaborazione tra le parti. La qualità della salute dei lavoratori e della loro sicurezza rimane la nostra priorità". Luca Filippi