Morto per eparina in ospedale, Asl condannata a pagare 300mila euro

Il processo civile non è legato alla vicenda giudiziaria dell’ex infermiera

Trecentomila euro di risarcimento. L’Asl è stata condannata in sede civile per la morte di una una delle vittime dell’eparina, in ospedale a Piombino Bruno Carletti. Si tratta dell’ultima persona deceduta del periodo preso in considerazione dalle indagini che portarono all’arresto dell’inferimiera Fausta Bonino, condannata all’ergastolo in primo grado e poi assolta per non aver commesso il fatto in appello. Ma la sentenza del tribunale civile di Livorno, come spiega l’avvocato Fausto Bianchi di Venturina, è scollegata dalla vicenda penale,perché la famiglia non si è costituita nel processo di carattere penale. In sede civile è stata intentata una causa all’Asl Nord Ovest per mancata sorveglianza. E per questo la sentenza emessa il 6 aprile condanna l’Asl a ver sare ai familiari di Carletti 300mila euro, suddivisi tra la moglie della vittima, Vera Benedetti e le due figlie Brunella e Sabrina Carletti. La famiglia è stata assistita dagli avvocati Matteo Brogioni, Fausto Bianchi e Mario Ceccarelli. I fatti risalgono al 28 settembre 2015 quando Bruno Carletti, 74 anni, ex operaio della Magona entra in ospedale a Piombino per un intervento al femore pe una caduta da tre metri. Un’operazione non complicata. Però il giorno dopo Carletti muore per "shock refrattario post operatorio". E nei campioni ematici successivi vengono trovate percentuali di eparina superiori di 4 o 5 volte rispetto a quelli che si riscontrano nei pazioenti sottoposti a terapia con eparina.