Movida, carota e bastone

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Michela

Berti

Diamo la colpa al Covid. Movida violenta: è colpa del Covid. I nostri ragazzi sono stressati, vivono rinchiusi, isolati, tamponi, vaccini, lacci e lacciuoli e il fine settimana si sfogano nell’alcol e su tutto quello che trovano. Così ci raccontano gli strizzacervelli. Da mesi ormai le nostre cronache sono segnate da una movida senza regole. Spaccare porte, distruggere auto, accerchiare ragazze per molestarle non può essere motivato, non ci sono giustificazioni. Va condannato. Punto e basta.

Detto questo, puntare il dito contro le forze dell’ordine perchè l’assembramento per l’aperitivo si trasforma in un branco violento è facile. Fin troppo facile. Succede casino, è colpa della polizia. Il questore corre ai ripari e impugna il bastone. Così leggiamo il bilancio della giornata di venerdì e si scopre che nell’assembramento di 500 persone in via Cambini spuntavano anche italiani e stranieri pregiudicati che se la spassavano alla grande. Questo sì che è un problema della giustizia italiana.

Ma chi ha in mano la carota?

Perché l’imposizione non può essere il solo metodo di persuasione, e la carota, se mal usata, rischia di diventare solo uno strumento a caccia del consenso. Qual è l’offerta che questa città propone ai nostri giovani? Il quartiere della Venezia sarebbe il luogo ideale per un drink sul muretto ma la movida mal si concilia con le esigenze dei residenti; le Fortezze sono un contenitore solo nei mesi estivi; le baracchine sul lungomare hanno già pagato a caro prezzo il disturbo al quieto vivere. Il progetto della discoteca in piazza Grande rischia di fare la stessa fine di quello del nuovo ospedale.

Una risposta va pur data a chi vuole divertirsi con gli amici in maniera sana. Altrimenti non resta che andare... a Pisa.

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