"Nino Porto, un politico di razza e una persona perbene"

Andrea Ciandri ripercorre i passaggi dal Pli a Forza Italia per arrivare infine al voto a Giani

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Andrea Ciandri, ex consigliere comunale, ricorda Nino Porto, scomparso pochi giorni fa. "Antonino Porto, per tutti Nino, è stato colui che mi ha tenuto politicamente a battesimo. Avevo sedici anni quando lo conobbi, nel novembre del 1991, per iscrivermi al Pli. Furono i miei genitori a farmelo conoscere, in quanto loro amico di gioventù ai tempi in cui vivevano a Volterra, dove anche Nino ha vissuto per alcuni anni con la moglie Luciana e il figlio Giovanni. Nonostante il nostro fosse un piccolissimo partito, riunivamo frequentemente il direttivo. L’ufficio di Nino era la nostra sezione, che frequentavo settimanalmente. “Te sei un puro”, mi ripeteva, per la mia coerenza e intransigenza sui principi. Discutevamo sulla collocazione del partito liberale, che per me, liberale di destra, doveva uscire dalla fallimentare esperienza del Pentapartito, mentre Nino insisteva nel dirmi che solo sui temi economici i liberali potevano qualificarsi di destra, ma che con la destra del dopoguerra non avevano nulla a che vedere: aveva ragione lui. Nel 1993 il partito si sciolse e Nino, prima che ciò accadesse, propose al direttivo di confluire nell’appena nata Forza Italia locale. La sua scelta fu lungimirante perché permise a lui, e a me come indipendente, di entrare in consiglio comunale a Cecina alle amministrative del maggio 1995: per la prima volta in epoca repubblicana venivano eletti ben due liberali. Devo a lui quell’esperienza consiliare, per me molto formativa. L’ultimo incontro lo scorso settembre. Nonostante fosse fisicamente provato era lucido, ficcante e ironico come un tempo. Era curioso di sapere come avrei votato alle regionali e al referendum. Ci trovammo allineati sul voto a Giani contro la candidata di Salvini. Rimane in me il ricordo di una persona intellettualmente onesta. Ciao Nino".

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