
Portoferraio, 2 settembre 2023 – La triste condizione in cui versa da anni Palazzo Coppedè nella zona portuale di Portoferraio è fatto noto a tutti, elbani e non. Lo splendido esempio di architettura di inizio Novecento firmato da Adolfo Coppedè che ospitava gli uffici amministrativi dell’Ilva, è diventato un simbolo del degrado cittadino.
Nel marzo scorso poi la reale situazione dell’immobile di proprietà comunale, è diventata di dominio pubblico in seguito al documentario pubblicato Youtube e girato al suo interno da Urbex Elba - Urban exploration.
Il video - che ha registrato migliaia di visualizzazioni - mostrava cumuli di spazzatura, feci e un degrado inimmaginabile su tutti i piani e lungo le rampe di scale dell’ edificio. In buona sostanza una bomba chimica di rifiuti.
Nel contempo è emersa anche un’emergenza abitativa, con vari gruppi di persone che di fatto abitavano nell’immobile in pianta stabile. Tra loro era venuta alla luce in particolare la situazione di una famiglia con una storia di disagio che aveva isolato alcune stanze all’interno del pericolante edificio, creando un vero e proprio appartamento chiuso con dei lucchetti.
Una ferita nel cuore di Portoferraio visibile ai tanti turisti che sbarcano dalle navi. L’immobile si trova proprio nella zona degli imbarchi.
L’amministrazione comunale promise un intervento anche in collaborazione con le forze dell’ordine per risolvere la situazione e bonificare la struttura. Sono passati 5 mesi e solo da alcuni giorni compaiono dei cartelli comunali che vietano l’accesso e che dichiarano avviato dal 21 agosto 2023 il tanto atteso lavoro di bonifica.
Si parla di lavoro di messa in sicurezza con la parziale demolizione delle strutture pericolanti, il tamponamento delle aperture esterne e di ogni varco di accesso. Per il momento l’edificio risulta ancora quotidianamente abitato.
Ce lo racconta Silvio Pucci, un portoferraiese di 57 anni che ci passa davanti ogni giorno per lavoro: “Passo tutti i santi giorni davanti a Palazzo Coppede e vi posso dire che c’è un via vai di persone quotidiano che entra ed esce dal retro a tutte le ore, specialmente la mattina presto quando entro a lavorare, ma li vedo spesso anche la sera quando stacco. Alcuni di loro li ho riconosciuti perché si tratta delle stesse persone che vedo poi davanti alla Coop, oltre ad alcune persone di colore. Da alcuni giorni ho visto che sono stati affissi dei cartelli, ma evidentemente non sono sufficienti perché non viene effettuato nessun controllo affinché il divieto venga assolto”.
Da altre fonti abbiamo avuto conferma che si tratta della stessa famiglia di nazionalità rumena composta di una decina di persone che risiede da molto tempo nell’edificio. Un nucleo familiare già individuato ai tempi del filmato lo scorso marzo che non crea problemi sociali o di ordine pubblico, ma che di fatto rischia per la propria incolumità vivendo in uno stabile con tetto e solaio pericolanti e un accumulo di spazzatura anche umida che ha creato una bomba batteriologica assolutamente malsana.
Intanto l’amministrazione comunale ha messo a trattativa privata l’alienazione del Palazzo Coppedè, dopo che le due aste pubbliche sono andate deserte. Il 9 agosto è stato pubblicato il nuovo bando che scadrà il 15 settembre e si sono già manifestati alcuni soggetti interessati all’acquisto. Nella prospettiva di una soluzione l’amministrazione fa sapere che opererà in modo serrato e sistematico per scongiurare l’accesso indebito all’interno dell’edificio.