Parà ferita dal mortaio, cinque indagati

Livorno, giovane militare della Folgore colpita al volto da una scheggia durante l’esercitazione. La ragazza è di Migliarino (Pisa)

Vanessa Malerbi, a destra, con una collega

Vanessa Malerbi, a destra, con una collega

Pisa, 18 giugno 2018 - Cinque i militari indagati, per ora, dalla procura di Urbino per il terribile errore di tiro avvenuto martedì 12 giugno nel poligono di Carpegna, nel marchigiano. Un’esercitazione di routine per i soldati professionisti del reggimento paracadutisti Folgore di stanza a Livorno. Eppure un lancio di mortaio calibro 81 si è trasformato in un gravissimo infortunio che poteva costare la vita alla caporal maggiore Vanessa Malerbi, 27 anni, di Migliarino (Pisa), molto conosciuta in provincia di Pisa per la sua attività agonistica, campionessa di sollevamento pesi con i vigili del fuoco, e per le missioni umanitarie con la Folgore, dove si era arruolata sette anni fa.

Aiutante di sanità e infermiera diplomata alla scuola specialistica di Roma, al momento dell’incidente la soldatessa – come da sua mansione - si trova a bordo di un’ambulanza posizionata a distanza di sicurezza dal punto prestabilito per l’arrivo dei proiettili. Al secondo colpo, l’errore fatale. Il mezzo di soccorso è stato investito da una scarica di schegge di mortaio calibro 81, che hanno colpito in pieno volto la giovane tranciandole la guancia destra, alla carotide e la spalla. Le condizioni sono gravi, anche se Vanessa è rimasta sempre cosciente. Trasportata con l’elicottero all’ospedale di Ancona, sarà poi sottoposta ad un delicato intervento chirurgico.

Venerdì le ha fatto visita ospedale il capo di Stato Maggiore dell’Esercito generale Salvatore Farina che ha voluto salutare, compatibilmente con le indicazioni dei medici, la militare e i suoi familiari. Per la ragazza, il problema maggiore è la mandibola destra colpita dalla scheggia. Non è escluso, anzi sarà doveroso, che Vanessa venga ascoltata – quando sarà possibile farlo – dal procuratore di Urbino Andrea Boni, che sta personalmente indagando sull’accaduto. L’altro ieri, il magistrato ha eseguito un sopralluogo al poligono insieme a dei militari che hanno potuto indicare con esattezza il punto di lancio e quello di arrivo del proiettile. Sono stati sequestrati gli ordigni uguali a quelli sparato, i documenti di tiro (coordinate di lancio eccetera) l’ambulanza dove si trovava la giovane soldatessa ed è stato recintato il luogo dove era posizionato il mortaio. Che era giunto al secondo tiro quel giorno. Il primo era andato a buon fine. La procedura prima di dare l’ordine ‘fuoco’, è complessa. Ci sono gli artiglieri che puntano l’obiettivo, forniscono le coordinate, che vengono elaborate da altri militare per calibrare perfettamente il mortaio.

Solo in presenza di una perfetta corrispondenza tra i dati riguardanti l’obiettivo e il puntamento, si può dare l’ordine di fuoco. In quel caso, invece, la parabola dell’ordigno è andata completamente fuori dalla campana di lancio. Per capire il motivo, sarà inevitabile effettuare una perizia balistica partendo dagli stessi dati di lancio elaborati prima del tiro. L’inchiesta della procura di Urbino ipotizza a carico dei militari identificati le lesioni aggravate e la violazione delle norme sulla sicurezza in ambiente di lavoro ovviamente a carico del responsabile dell’attività di tiro. Un’indagine parallela di tipo militare viene condotta da un nucleo di investigatori dell’Esercito arrivati sul posto.

p.z.