Parliamo con i ragazzi senza ipocrisia

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di Michela

Berti

Lo schieramento di forze dell’ordine in via della Bassata non si è visto nemmeno per fermare la movida violenta in Venezia o in via Cambini. I ragazzi che avevano occupato il liceo Enriques dopo l’incontro, secondo loro inutile, con le istituzioni, sono stati fatti uscire dagli uomini in divisa e alle 21,10 tutti erano fuori, portone chiuso. Quando gli studenti protestano, le battute, a caldo, sono sempre le stesse: non hanno voglia di studiare, manifestano per non fare lezione e, ora più che mai, hanno difficoltà a tornare alla normalità. Forse è vero che nella massa dei ragazzi c’è chi coglie l’occasione per bivaccare e purtroppo anche chi se ne infischia del divieto di non portare alcolici, ma sarebbe importante approfondire le motivazioni che animano la protesta degli studenti delle superiori. Motivi che molto hanno a che fare con scelte politiche e ben poco con quelle di ordine pubblico. Parlano di alternanza scuola lavoro inutile per come viene fatta, educazione civica banalizzata, modalità di svolgimento dell’esame di stato deciso senza tener conto delle difficoltà causate dalla pandemia, aule piccole che hanno imposto finestre aperte e coperte sulle gambe... Da tempo i ragazzi ci riportano in famiglia queste difficoltà, l’esame di stato è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E la ragione da quale parte sta? L’unico modo per rispondere a questa domanda è ascoltarli senza battere pugni sul tavolo, coinvolgerli nelle scelte che li riguardano perchè quest’anno scolastico è stato forse il più complicato visto che il Covid è entrato prepotemente in classe mettendo in quarantena studenti e insegnanti. Diciamo ai nostri figli che la scuola è la loro seconda casa, allora diamo loro una copia delle chiavi affinché diventino veri protagonisti di certe scelte. Del resto ’L’istruzione è l’arma più potente per cambiare il mondo’ diceva

Nelson Mandela.

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